Appassionata di Umanità
Renata Borlone
«C’è vita cristiana e vita cristiana. In lei, un po’ come nei santi, era presente una dimensione particolare della vita cristiana, oserei dire una dimensione mistica, una dimensione tale che era la sua persona, il suo essere, il suo silenzio, il suo sorriso che operavano più delle sue parole. Renata ha amato. Alla fine della sua vita poteva dire: “Ho sempre amato”».
Chiara Lubich
«Quante volte i santi ci sono passati accanto? Ce ne siamo resi conto? Ho visto diventare modelli di vita evangelica persone più giovani di me, ho vissuto il loro tempo, respirato la stessa aria e mi chiedo: perché loro sì e io no?».
Mons. Mario Meini
Queste parole di Mons. Mario Meini, vescovo della diocesi di Fiesole, del cui territorio fa parte la cittadella, esprimono bene i sentimenti della folla di persone che il 27 febbraio 2011 aveva raggiunto Loppiano, in occasione della chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione della Serva di Dio Renata Borlone. E chiunque l’aveva conosciuta sapeva che probabilmente, lei si sarebbe stupita per tanta attenzione, lei che preferiva mettersi all’ultimo posto, ritenendo l’altro migliore di sé.
Era nata il 30 maggio del 1930 a Aurelia, in provincia di Civitavecchia. Aveva trascorso un’infanzia serena, circondata dall’amore dei suoi: «Non finirò mai – diceva spesso – di essere grata a Dio per avermi fatto sperimentare la vita di una vera famiglia, soprattutto per l’amore che c’era tra i miei genitori».
Aveva ricevuto un’educazione ricca di valori ma poco orientata a quelli della fede e, con l’adolescenza, Renata aveva cominciato a porsi il problema dell’esistenza di Dio e a frequentare la chiesa. Tra i 15 e i 19 anni, si era buttata a capofitto negli studi per sondare le realtà più profonde, assetata di verità. Per questo, si era iscritta alla Facoltà di Chimica dell’Università “La Sapienza”: «Mi appassionava la matematica per la sua logica. Avevo momenti di esultanza quando la mente scopriva qualcosa di nuovo. Speravo di acquisire una conoscenza che potesse in qualche modo farmi abbracciare l’universale. Cercavo Dio negli esseri intelligenti in cui poteva esservi un riflesso di Lui. Non sapevo ancora che solo nel Creatore-Amore avrei potuto scoprire il creato e le creature, ed amarle».
L’8 maggio del 1949 – giorno che lei definirà “straordinario” – partecipa ad un incontro dove Graziella De Luca, una delle prime compagne di Chiara Lubich, parla della riscoperta di Dio-Amore, della nuova vita evangelica iniziata a Trento, mentre infuriava la guerra: «Ricordo che quando uscii di lì, sapevo che avevo trovato. Ebbi l’intuizione che Dio è Amore. Quell’esperienza è penetrata fin nel più profondo del mio essere. Ho perso l’immagine, che avevo, di un Dio solo giudice, che castiga i cattivi e premia i buoni e ho sentito un Dio vicino».
Qualche tempo dopo, ha modo di conoscere Chiara Lubich, e sente la chiamata a donarsi a Dio nel focolare, perché si realizzi il “che tutti siano uno”, la preghiera che Gesù aveva rivolto al Padre prima di morire (cf. Gv 17, 21). Negli anni successivi, lavora per il Movimento a Roma, Trento, Sassari, Parma, Trapani, Grenoble, Milano. Nel 1967, a 37 anni, Renata giunge alla Scuola di formazione di Loppiano dove trascorre gli ultimi 23 anni della sua vita come corresponsabile della cittadella stessa.
La mia nuova vita
Nella sua autobiografia, così, Renata Borlone ricorda l’incontro che le cambiò la vita…
Un sorriso meraviglioso
Innumerevoli fatti testimoniano il dono speciale che è stata ed è ancor oggi Renata per quanti vengono a conoscerla. Riportiamo un breve episodio dal libro-biografia “Un silenzio che si fa vita”…
Ho cominciato a voler conoscere
«Mi appassionava la matematica per la sua logica. Avevo momenti di vera gioia, di esultanza quando la mente scopriva qualcosa di nuovo» così, Renata Borlone si racconta…
Premio «Renata Borlone, donna in dialogo»
Il Premio è stato istituito dall’Associazione culturale Renata Borlone, in collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia per onorare la memoria di Renata Borlone. Ricca di valori umani e spirituali, Renata nutriva una particolare passione per la scienza che percepiva come strumento privilegiato per la costruzione dell’unità della famiglia umana. Il Premio è destinato ai cultori della ricerca scientifica e punta a promuovere il dialogo con quanti, anche in campo accademico, s’impegnano per una cultura che coniughi il rigore scientifico con la dignità della persona umana.
Nelle precedenti edizioni il riconoscimento è stato assegnato a Suleiman Baraka, astrofisico e docente presso l’università Al–Aqsa (Gaza City); alla scienziata Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra; all’astrofisico Piero Benvenuti dell’Università di Padova; al fisico Ugo Amaldi del Cern di Ginevra.
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Mons. Luciano Giovannetti
La parola del vescovo emerito della diocesi di Fiesole che ha conosciuto Renata per lunghi anni.
Testimonianze
Renata attraverso lo sguardo e la voce di chi l’ha conosciuta
Per saperne di più
La biografia completa di Renata Borlone è stata raccolta nel libro “Un silenzio che si fa vita”, di G. Marchesi e A. Zirondoli (Città Nuova Ed.). Nel 2011 è uscita una sua autobiografia dal titolo “La gioia di essere tutta di Dio” (Città Nuova Ed.).
Offerte per la causa di beatificazione
Chi desiderasse fare una donazione per sostenere la causa di beatificazione di Renata Borlone, può utilizzare il conto corrente bancario intestato all’Associazione Renata Borlone presso il Credito Cooperativo Valdarno Fiorentino Banca di Cascia, Reggello (Fi).
Coordinate bancarie:
c/c 30 414
IT 58 H084 5737 9100 0000 0030 414.