Nuovi abitanti: Claudio e Patrizia in missione permanente

7 Mar 2025 | Storie, Vita

Desideravano andare, come coppia, in missione in Africa subito dopo il matrimonio. Un doloroso impedimento ha bloccato il loro progetto, non la generosità. Così hanno impostato una vita a servizio degli altri. Poi, il loro trasferimento a Montet e, da poco tempo, a Loppiano.

Un desiderio si era fatto sempre più spazio durante il loro fidanzamento, quello di andare in missione in Africa. E non si trattava di un esuberante sogno giovanile, ma di una concreta prospettiva di vita per Claudio e Patrizia. Poco prima del loro matrimonio, però, è deceduto il padre di lei e l’improvvisa nuova situazione familiare ha mutato i progetti, ma non ha spento il loro ardore missionario.

Si sposano nel settembre 1972, lui 25 anni, lei 20. Decidono che il viaggio di nozze non può essere secondo tradizione e scelgono come meta Loppiano. In auto, i freschi coniugi Patrizia e Claudio Gruppo pensano bene di aggiungere una variante in direzione di un carcere. Passano a trovare un detenuto. Tornati nella loro Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. «Ospitiamo in casa per alcuni mesi una ragazza di strada per aiutarla a uscire dal giro della prostituzione. Parte la giovane donna e accogliamo quel carcerato che, nel frattempo, aveva finito di scontare la pena».

Claudio è perito metalmeccanico ed è impegnato in parrocchia nell’Azione Cattolica. Patrizia è insegnante di scuola elementare ed è attiva con gli scout e con l’Azione Cattolica. La invitano a partecipare alla Mariapoli di Bergamo nel 1970. Resta colpita dalle esperienze di Vangelo vissuto e dalle parole di Chiara. «Ho pianto per tre giorni – ricorda con commozione – e ho iniziato subito a cambiare stile di vita».

Claudio, invece, resta perplesso verso la spiritualità dei Focolari. «Ero diffidente, ma, dopo sei mesi, ho iniziato a cambiare atteggiamento e la luce si è fatta strada in me». Lavora in grandi aziende, è stimato, tanto da svolgere un compito assai delicato, come quello di responsabile dei tempi e dei metodi di produzione delle linee di montaggio. Nascono tre figli, ma la bambina vola presto in Cielo.

La loro missionarietà viene declinata con l’accoglienza. Così i loro cuori e la loro casa ospitano bambini problematici, ragazze di strada, persone extracomunitarie in difficoltà. Una volta in pensione, la generosità non rallenta. Anzi. E senza più impegni professionali, sono ancora più liberi. Così, quando arriva la proposta di trascorrere tre mesi nella cittadella svizzera di Montet, si apre la dimensione della “partenza”. Non sarà l’Africa, ma rispondono comunque ad una chiamata. I tre mesi iniziali si trasformano in tre anni. Insegnano la lingua italiana ai giovani, svolgono vari lavori, danno vita ad un gruppo locale di famiglie, diventano punto di riferimento con quanti e quante condividono, nel Movimento, la loro vocazione di volontari di Dio.

La chiusura di Montet li riporta a casa e alla vita di prima. Riattivano le molteplici relazioni sul posto e si dispiega il loro altruismo. Il percorso è tracciato e la prospettiva certa. Ma ascoltano un intervento della presidente dei Focolari. «Margaret Karram parlava della necessità di impegnarsi per un Mediterraneo di pace e sottolineava, per chi se la sentiva, di far proprio quel “Manda me” della Scrittura». Allora quella richiesta, giunta a loro da poco, di trasferirsi a Loppiano assumeva un significato ancora più grande. «Rapidamente abbiamo offerto la nostra disponibilità».

Così, il 20 settembre dello scorso anno Claudio e Patrizia sono arrivati nella cittadella. Destinazione, l’ampia casa “Visitazione”. Compito, quello di insegnanti di italiano ai partecipanti delle varie scuole, dai giovani agli adulti, ai sacerdoti. Patrizia è pure una cuoca di qualità. Claudio sa potare, tenere l’orto, lavorare il legno, dipingere. Hanno iniziato a invitare a tavola ora un focolare, ora un gruppo di giovani, ora sacerdoti, ora ospiti. Dalla Visitazione i coniugi Gruppo hanno avviato un’esperienza di gruppo, di famiglia, con una tessitura di relazioni all’insegna del Vangelo. Una presenza, la loro, che continua a mettere bene in luce il nome di questa parte di Loppiano, datole da Chiara Lubich.

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