La testimonianza di uno dei quattro pionieri giunti per fondare la cittadella. I ricordi di un cittadino di Incisa Valdarno. Poi la prima persona nata a Loppiano, mentre l’ultima novità è l’associazione dei Co-cittadini. Si sono presentati anche i nuovi arrivati e i partenti.
Ti immagini che starà per dire parole cariche di profezia per rendere ragione della sua presenza tra i primi quattro pionieri che arrivarono con il folle sogno di fondare una cittadella. «Perché fossi stato scelto? Lo sa solo Dio», si è invece limitato a dire. E poi ha aggiunto: «Forse perché ero tra quelli con meno impegni fissi tra i focolarini rimasti dopo l’ultima scuola a Grottaferrata». Tutto qui. Nessuna scintilla carismatica, né nella motivazione, né nel tono di voce. Marcelo Clarià, medico argentino, specialista in psichiatria, 83 anni ben portati, è l’unico in vita dei quattro pionieri che arrivarono 60 anni fa per costruire la prima cittadella del Movimento dei Focolari.
Poi, però, ha precisato: «Sapevamo soltanto che Chiara Lubich e don Foresi erano già stati sul posto, 2-3 mesi prima, ed erano entusiasti di questo progetto». Ecco il movente, ecco il fuoco, che non si è affievolito una volta arrivati nella campagna abbandonata sopra Incisa. «Ci siamo trovati con fango e polli. C’era praticamente tutto da fare. Ma noi eravamo come su una nuvoletta, con la testa in Paradiso. Eravamo entusiasti e vedevamo già la cittadella». Ecco la spinta propulsiva. Avevano negli occhi quanto intuito da Chiara, non la banalità (e le difficoltà) della realtà circostante.
Assieme a Marcelo, arrivarono «Emilio, toscano, ex operaio tessile, già studente di musica e cantante d’un certo spicco nei “dancing” dell’immediato dopoguerra; Enrico, triestino, ex commerciante; Alberto, ragioniere, venuto dall’Argentina», come riferì pochi anni dopo Gino Lubich nel libro “Loppiano, una città nuova”, descrivendo, non senza umorismo, i tempi di fondazione. Quattro pionieri senza alcuna competenza specifica. Ma vedevano la Loppiano che sarebbe stata.
Marcelo è collegato in videoconferenza con l’Auditorium della cittadella. L’intervista costituisce uno dei “pezzi forte” del pomeriggio di festa in famiglia per i 60 anni di Loppiano, svoltosi sabato 23 novembre. I pionieri arrivarono, secondo il libro citato, domenica 4 ottobre 1964 (pur se Marcelo sostiene che giunsero un mese prima), ma si è spostato l’appuntamento nella seconda metà di novembre in modo da gioire sia con il Consiglio Generale dei Focolari e i responsabili del Movimento di tutto il mondo – venuti per due settimane a tenere il loro incontro annuale –, sia con quanti (giovani, famiglie, sacerdoti) sono arrivati nelle ultime settimane per restare fino alla prossima estate.
Di cosa pensassero invece gli incisani su quei giovani arrivati ha parlato Mauro Mugnai, cittadino di Incisa Valdarno. «Saranno matti. Come faranno a mantenersi, vivendo in una campagna spopolata», era il parere diffuso. E poi «sconcertavano i vari colori della pelle, i visi così diversi, le tante lingue parlate». Per Mauro, che aveva sette anni, fu invece una scoperta dopo l’altra. I genitori gestivano il negozio di ferramenta, che divenne una meta frequentata per i nuovi arrivati. La conoscenza con la famiglia di Mauro fu graduale e positiva. Per il resto della popolazione, ci volle, tuttavia, l’alluvione dell’Arno nel novembre 1966, che inondò anche Incisa. I focolarini e le focolarine scesero ad aiutare chiunque fosse nel fango. «Così vennero meno i pregiudizi e tutti scoprirono – ha riferito Mauro – che quei ragazzi erano generosi e normali».
Maria Regina sarebbe dovuta nascere in ottobre e in provincia di Bergamo. Agnese e i figli scesero a Loppiano per le vacanze estive del 1965 in modo da stare vicino al papà Tino (Piazza). La piccola non volle aspettare e così nacque a settembre la prima cittadina di Loppiano. «Durante il parto – ha fatto presente –, i focolarini giravano attorno alla casetta recitando il rosario. L’ostetrica, che vedeva (e sentiva) dalla finestra aperta quel roteare di giovani, era perplessa. Giovani, che poi andarono nelle campagne a cercare qualcosa per vestirmi. Ritornarono con abitini nuovi e pure con una culla».
Gli ultimi nati sono invece quanti, tra ragazzi e ragazze, sono stati a Loppiano per la formazione come focolarini (anche 50 anni fa) e che hanno consolidato la vocazione o hanno compiuto scelte successive, senza mai dimenticare Loppiano e l’esperienza di Vangelo vissuto. Da un anno, gli uni e gli altri, presenti a Loppiano o sparsi nel mondo, hanno costituito l’associazione “Co-cittadini di Loppiano”, con l’intento di contribuire al presente e al futuro della cittadella. Alessandro Agostini ne è il coordinatore e, dopo un saluto, ha simpaticamente consegnato alla presidente Margaret e al copresidente Jesús la pergamena di co-cittadini onorari.
Alla Loppiano di ieri ha fatto brillantemente seguito la Loppiano di oggi, quella dei nuovi arrivati. Così si sono presentati, con canti, sketch, filastrocche, le 12 ragazze e i 13 ragazzi del Progetto Giovani, i 9 giovani e le 12 giovani partecipanti alle Scuole gen, le 4 coppie e i 7 figli arrivati alla Scuola Loreto (oltre ad una coppia messicana per il gruppo dei responsabili), i 17 sacerdoti e i 3 seminaristi al Vivaio, una coppia di Milano e Simon della Corea alla Visitazione. In partenza, invece, sette focolarini e due focolarine per altrettanti focolari del mondo, adesso che hanno terminato il periodo di formazione. Khader, infine, un giovane di Gaza, ha suonato il violoncello per accompagnare il canto del gruppetto di ragazzi e ragazze provenienti da Palestina, Siria, Egitto e Iraq Medio Oriente. L’applauso finale diceva molto dei sentimenti del pubblico.