Doveva venire per un anno, poi per nove mesi. Ma, a causa del Covid, è rimasto oltre quattro anni. Appartenente alla comunità “Regina della Pace”, ha vissuto un periodo speciale nella cittadella. Compresi gli studi a Sophia. Tornerà per discutere la tesi del master in Ontologia trinitaria.
A volte, succede. Di solito, è una scelta. Eccezionalmente, una necessità. L’avventura di padre Milton Satiro de Oliveira, brasiliano di San Paolo, 38 anni, inizia nella cittadella il 4 dicembre 2019. Sarebbe dovuto arrivare in settembre, ma è bloccato per lo slittamento del visto d’ingresso. Inizia così solo allora la scuola di formazione per religiosi presso la Claritas. Il programma prevedeva il ritorno in Brasile il 16 agosto 2020. Tutto era definito. Meno che l’esplosione del Covid-19 e la pandemia, che coinvolge anche il suo Paese, tanto che le autorità brasiliane “chiudono” gli ingressi.
Padre Milton (si pronuncia Miuton) resta a Loppiano. «Per me il Covid ha finito per essere una preziosa opportunità». P. Theo, francescano olandese, allora responsabile della Claritas, gli suggerisce di far tesoro della vicinanza dell’Istituto Sophia e di iscriversi ai corsi. «Gli studi mi hanno dato la possibilità di avviare un cammino di riflessione su me stesso, la mia vocazione, il mio essere uomo».
«Durante il Covid, alla Claritas, eravamo in quattro religiosi e abbiamo vissuto una vita profonda e semplice». Poi, aggiunge: «Nella vita di comunità, c’è stata la possibilità di vivere in profondità con Dio, alla luce della mia donazione, e con chi condivideva la stessa spiritualità dell’unità». Così, «lo Spirito Santo mi ha fatto vedere il bello che è in me, ma anche il brutto, e mi ha donato la serenità di guardarmi come Dio mi vedeva e mi vede». Racconta un particolare: «In Brasile, mi chiamano “Padre”, qui a Loppiano, con il mio nome. E anche questo ha contribuito a farmi riflettere su di me».
Milton è poi rientrato in Brasile il 24 luglio. Dunque, i nove mesi previsti inizialmente si sono trasformati in oltre quattro anni e mezzo. «Quante esperienze vissute! Anche in fatto di Provvidenza da parte di Dio. La mia congregazione non poteva sostenermi economicamente, né avevo l’aiuto di altri. Eppure, non solo non mi è mancato nulla, ma ho potuto iscrivermi a Sophia, visitare Gerusalemme, stare tre mesi in Africa, contribuire alla mia permanenza alla Claritas. La generosità di tante persone mi ha aiutato in questi anni». Padre Milton fa parte della comunità “Regina della Pace” di recente costituzione, impegnata con gli orfanatrofi e nei doposcuola, ma è incardinato come sacerdote nella diocesi di Sorocaba (San Paolo) e lì è tornato.
Era stato a Loppiano il 1° settembre 2009. «Fu una scoperta sorprendente. Conoscere la cittadella e i focolarini fu un’esperienza molto profonda. L’impatto fu forte». Questa lunga permanenza gli ha permesso di «sperimentare che Dio ci dà non solo quello di cui abbiamo bisogno, ma molto di più». «È cambiata anche la mia visione del mondo, perché ho conosciuto persone di tanti Paesi. Ogni luogo ha adesso un volto e ogni volto l’esperienza di una persona. Così è maturata la mia convinzione che un mondo unito è davvero possibile».
Considera «preziosa l’esperienza di servizio alla liturgia, ma non meno formativa quella dell’accoglienza dei visitatori assieme agli abitanti della cittadella». Importante e proficuo anche il fatto di aver accompagnato i Neocatecumenali del Valdarno. Infine, una confidenza: «Parto con un misto di gioia e di tristezza, perché qui ho fatto un’esperienza molto speciale, accompagnato e custodito da Maria». Ma c’è una prospettiva che lo rincuora. La sua tesi su “L’amicizia spirituale” a conclusione del master in Ontologia trinitaria deve finire di scriverla, per poi discuterla a Sophia, tornando dunque nella cittadella. «Ho capito quanto lo studio ci porta a Dio per amare di più e servire meglio». A presto, padre Milton.