Luisa e il senso della sua vita

3 Lug 2024 | Giovani, Storie, Vita

Brasiliana, 21 anni, passione per la danza e per la moda, ha vissuto nove mesi a Loppiano. Non pensava di vivere una profonda esperienza di Dio, né di fare la seconda Prima Comunione e ricevere la Cresima.

Non si era immaginata nulla del genere, Luisa Araujo Couteiro, 21 anni, brasiliana.  «Per me, scegliere di venire alla Scuola Gen di Loppiano ad ottobre scorso era stato il risultato di un percorso naturale», racconta. Ha lasciato per nove mesi la sua città, Goiania, vicino a Brasilia, e la famiglia. Il papà, Jader, aveva partecipato alla Scuola Gen nel 1994, la mamma è una focolarina sposata.

Luisa, in verità, era entrata in crisi di fede a 14 anni, perché nella Chiesa non trovava la vita del Vangelo vissuta in famiglia. Aveva rimandato il sacramento della Cresima. Si era sentita sola, le amiche del Focolare in città lontane. Aveva lasciato il suo amato corso di ballerina e, tramite alcuni amici, aveva iniziato a frequentare gruppi di altre Chiese fino alle religioni afro-brasiliane. «Ho trovato cose belle, ma mi sono anche ammalata, con depressione, crisi di panico, bulimia».

Il fatto è che «non avevo ancora trovato la mia vita». Da qui, la decisione di partecipare alla Scuola Gen. Trovato qualcosa a Loppiano? «Ho trovato per la prima volta Gesù. Ho trovato la Trinità. Ho trovato il Padre nella grandezza di tutta questa esperienza alla Scuola Gen. Ho trovato Gesù nell’Eucaristia. Ho trovato lo Spirito Santo nell’unità con gli altri». Nessun tono esaltato, piuttosto un filo di voce. «Tutto questo mi ha fatto capire che ero cattolica ed ho ritrovato la Chiesa». «Un cammino di discernimento mi ha aiutata ad essere più consapevole delle grazie ricevute».

Don Carlo, della scuola sacerdotale di Loppiano, l’ha accompagnata in primavera a prepararsi alla seconda Prima comunione.

Nel frattempo, Luisa era coinvolta nella preparazione dell’appuntamento per i giovani, il Primo Maggio a Loppiano. Le è stato chiesto di danzare mentre sarebbe stata cantata la canzone “È più forte l’amore”. «Dopo tanto tempo, tronare a ballare. Era per me una sfida». «Sono andata a Messa e Gesù mi ha detto: “Non aver paura!”. La Messa era in italiano, ma Gesù mi ha parlato in portoghese. Ho provato una grande gioia e mi sono sentita avvolta da molto mistero. Quel “Non aver paura!” ha continuato a risuonare in me e a darmi coraggio davanti alle difficoltà».

Per la seconda Prima comunione non poteva esserci contesto più significativo. Siamo agli inizi di giugno, Chiesa di Sant’Antonio di Padova a Tonadico, proprio dove Chiara Lubich ha iniziato la sua esperienza mistica del 1949. Luisa era attorniata da tutti i giovani, le famiglie e i sacerdoti e religiosi delle scuole di formazione di Loppiano, in gita a Trento e nei luoghi “dei primi tempi”.

Due settimane dopo, il vescovo di Fiesole, mons. Manetti, avrebbe fatto visita alla parrocchia di San Vito, a Loppiano. Don Giampietro, il parroco, ha portato a termine la preparazione per la Cresima con Luisa. «È proprio il sacramento della Confermazione, perché mi confermava la scelta di essere Chiesa, di essere gen e anche l’esperienza vissuta a Loppiano con i gen e con gli abitanti». Nella cerimonia, Luisa è rimasta colpita dalle parole del vescovo, quando, nel rinnovare le promesse battesimali (Credo, rinuncio), ha chiesto a tutti i presenti di farlo con Luisa. «Ho sperimentato che non sarò da sola nel vivere la fede, che questo percorso è un’esperienza di comunità». Per madrina avrebbe voluto tutta la Scuola Gen, ma poi ha scelto Ana-Marjia, una gen della Croazia, che le è stata sempre molto vicina. «MI ha fatto vedere cosa vuol dire essere Chiesa e testimoniare l’amore di Gesù».

Il 30 giugno Luisa è andata in Brasile per prendere parte al Genfest internazionale. Poi, tornerà in Italia per studiare moda al Politecnico di Milano, dove ha già superato il primo test. «Torno a casa e troverò persone che non conoscono l’amore di Gesù e sento la responsabilità di portarlo a tutti. È impegnativo, ma sono stata chiamata per essere inviata. La Cresima me l’ha confermato».

 

 

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