Nel suo messaggio in occasione della 57° Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco ha scelto di approfondire il tema dell’intelligenza artificiale e le sue implicazioni per il futuro dell’umanità. Paul O’Hara, Professore di Ontologia e Razionalità scientifica presso l’Istituto Universitario Sophia e Direttore della Cattedra “Piero Pasolini”, ci aiuta a comprendere il valore di questa scelta.
Di Paul O’Hara
Per le tante persone abituate al fatto che la Giornata Mondiale della Pace possa costituire un’occasione per un appello del Pontefice alla pace e una condanna delle varie guerre in corso, il suo Messaggio di quest’anno, che pone l’attenzione sull’intelligenza artificiale, potrebbe risultare qualcosa di sorprendente o, addirittura, deludente. A ben guardare però, si tratta di un annuncio profetico che anticipa una possibile fonte di divisioni fra le persone e anche fra le nazioni. Come scrive Papa Francesco nel suo Messaggio, «i progressi tecnico-scientifici, rendendo possibile l’esercizio di un controllo finora inedito sulla realtà, stanno mettendo nelle mani dell’uomo una vasta gamma di possibilità, alcune delle quali possono rappresentare un rischio per la sopravvivenza e un pericolo per la casa comune [3] ».
In primo luogo, è importante essere consapevoli della vasta differenza che esiste fra l’essere umano, che è fatto a immagine e somiglianza di Dio, e una macchina, che non è cosciente e che non possiede alcun libero arbitrio. L’intelligenza artificiale, anche se può risultare affascinante e generare testi simili a quelli prodotti dagli uomini come, ad esempio, ChatGPT, non ha alcuna creatività propria. Essa segue degli algoritmi matematici che le consentono di giustapporre i dati della sua memoria (digitale) secondo la logica della sua programmazione per rispondere alle nostre domande. Il valore che diamo alla risposta dell’intelligenza artificiale dipende da noi. Noi decidiamo se ci piace o meno. Noi decidiamo se la risposta ha valore o no.
L’intelligenza artificiale non può sostituire un essere umano nelle cose essenziali della vita, come la creatività, le emozioni, il desiderio di essere qualcuno/a ed essere conosciuti, la responsabilità per ciò che decidiamo e facciamo, il nostro bisogno dell’altro e della fraternità, l’autenticità. L’intelligenza artificiale che viene manifestata con il computer, i droni, i robot o il cellulare è l’attività di una macchina che non ha alcuna consapevolezza di sé e nessun libero arbitrio. Non sa amare, non sa odiare, non ha dei sentimenti, né delle emozioni.
Anche un robot che può apparire autonomo è sempre programmato a fare ciò che noi vogliamo e può “imparare” soltanto nel modo determinato dagli algoritmi. La somiglianza all’essere umano non è equivalente all’essere umano. Infatti, una macchina per sé non è buona e neanche cattiva, ma potrebbe essere usata per fare il bene o il male, a seconda dei programmi inseriti dentro e a seconda di chi la controlla da fuori.
Nel suo Messaggio, Papa Francesco incoraggia l’uso della tecnologia per il bene dell’umanità. Però, è anche ben consapevole che essa potrebbe essere usata per fare il male, per dividere persone, famiglie e nazioni non solo con la creazione di “fake news” ma anche con «la discriminazione, l’interferenza nei processi elettorali, il prendere piede di una società che sorveglia e controlla le persone, l’esclusione digitale e l’inasprimento di un individualismo sempre più scollegato dalla collettività». E aggiunge: «Tutti questi fattori rischiano di alimentare i conflitti e di ostacolare la pace».
Il Pontefice mette altresì in rilievo come l’uso dell’intelligenza artificiale oggi sia spesso dominato dall’industria bellica e da coloro che sono intenzionati a controllare e a manipolare (attraverso i così detti “big data”) la vita quotidiana delle persone nel campo dell’economia e attraverso i social. «L’immensa espansione della tecnologia deve quindi essere accompagnata da un’adeguata formazione alla responsabilità per il suo sviluppo – mette in guardia Bergoglio –. La libertà e la convivenza pacifica sono minacciate quando gli esseri umani cedono alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto e della sete di potere. Abbiamo perciò il dovere di allargare lo sguardo e di orientare la ricerca tecnico-scientifica al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità [7] ».
Papa Francesco conclude il suo Messaggio esortando «la Comunità delle nazioni» a sviluppare un’etica – l’algor-etica – che governi l’uso dell’intelligenza artificiale non solo per evitare «le cattive pratiche», ma anche per «l’incoraggiamento delle buone pratiche».
A tal proposito, il progetto “Digital Oath” (“Giuramento Digitale”) nato presso l’Istituto Universitario Sophia può essere un buon inizio per rispondere a questo appello del Pontefice.