Martedì 17 ottobre è stata per la cittadella una giornata di preghiera e digiuno, accogliendo l’invio del patriarca di Gerusalemme, card. Pizzaballa. La Messa è stata presieduta da mons. Manetti, vescovo di Fiesole: «Chiediamo la pace con il grido del cuore». L’adorazione eucaristica preparata dai giovani.
Un giovane palestinese, una signora ebrea israeliana, un giovane palestinese, un docente belga, un giovane palestinese. Dall’ambone del santuario di Loppiano, le invocazioni alla pace hanno assunto la voce rotta e il volto sofferente di persone, le cui terre sono state insanguinate con lo scoppio del conflitto tra Hamas e Israele e con l’attentato terroristico a Bruxelles. La cittadella aveva fatto immediatamente proprio l’invito del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, di tenere, martedì 17 ottobre, una giornata di digiuno e preghiera per la pace. Anche Papa Francesco aveva apprezzato la proposta e l’aveva estesa a tutti i credenti di tutto il mondo.
Il santuario della Theotokos era affollato e un profondo raccoglimento ha accompagnato la recita del Rosario, con i testi preparati dalla Custodia della Terra Santa. Prima era stata letta la toccante preghiera preparata da Papa Francesco: «Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite. Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace».
Poi, concludeva: «Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra!». E ancora: «Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen».
L’appuntamento di preghiera era iniziato con la Messa, presieduta da mons. Stefano Manetti, vescovo di Fiesole. E concelebrata da una ventina di sacerdoti di varie parti del mondo. «Siamo in un momento davvero difficile – aveva esordito il presule –. Nubi nere si addensano nel cielo, ma chiediamo la pace con il grido del cuore. La guerra è opera demoniaca, ma la preghiera e il digiuno possono fermare il conflitto bellico. Diamo il via a questa grande preghiera, che è racchiusa in un’invocazione: “Gesù, nostro redentore, salvaci!”».
Due violini, un flauto traverso e una chitarra hanno fatto risuonare le note lente e solenni del canto latino “Ubi caritas et amor, Deus ibi est” (Dov’è carità e amore, lì è presente Dio). Così, alle 21,00, ha preso avvio la seconda parte dell’appuntamento di preghiera, preparata dai giovani delle scuole di formazione e da studenti di Sophia. L’adorazione eucaristica è stata accompagnata da alcuni canti e brevi preghiere. Tante persone presenti e un grande silenzio per chiedere di nuovo al Padre il dono della pace su tutti i punti della terra. In cuore, l’auspicio del Papa: «Siano liberati gli ostaggi, i civili non siano vittime del conflitto, si rispetti il diritto umanitario e non si versi altro sangue innocente».