Analisi coraggiose e proposte per accantonare il realismo politico da parte degli accademici Valdo Spini e Patrizia Giunti, assieme all’ambasciatore Pasquale Ferrara, autore del libro “Cerco un Paese innocente” (Città Nuova Editrice).
Ambasciatore Ferrara, quali prospettive di pace tra Russia e Ucraina? «Si lavora a proposte di pace, ma ancora non ci sono le condizioni. Si parla di piani di pace, ma per ora si tratta di testi che esplicitano principi generali contenuti anche nella Carta dell’Onu». Cosa manca? «Un piano di pace significa prospettare soluzioni accettabili da entrambe le parti, e anzitutto l’Ucraina: per i territori, per le sanzioni, per un cessate il fuoco qualificato, che non si limiti solo a congelare la situazione sul terreno. Anche il cessate il fuoco, infatti, deve nascere da un accordo, frutto di un negoziato diplomatico». “La pace possibile” è il titolo dell’appuntamento di riflessione su guerra e diplomazia, tenutosi lunedì 19 giugno a Firenze presso la sede del Centro internazionale studenti Giorgio La Pira, promotore dell’iniziativa.
L’occasione è determinata dall’uscita del libro “Cercando un Paese innocente” (Città Nuova Editrice), scritto da Pasquale Ferrara, diplomatico e docente universitario anche a Sophia, a Loppiano (FI). «Il libro è coraggioso ed esigente – ha sottolineato Carlo Cefaloni, giornalista del mensile Città Nuova –. Ferrara si espone. Tanto più che è una figura importante della diplomazia italiana, perché ricopre il ruolo di Direttore generale per gli affari politici e di sicurezza del Ministero degli Affari Esteri». Altrettanto chiaro sulla valutazione del volume è stato Valdo Spini, matrice socialista, già ministro e docente universitario di economia, presidente del Circolo “Fratelli Rosselli”. «È un libro prezioso. Si tratta di una guida per capire la politica internazionale oggi».
Spini ha fatto poi un affondo riguardo al concetto di realismo politico, che condiziona la riflessione internazionale. Egli ha apprezzato «l’impegno di Ferrara ad affrontare la questione se la diplomazia debba essere etica o realistica», concorde com’è con l’autore «che mette in luce la necessità di una diplomazia della realtà, che tuttavia sia correlata ad un’etica». «Solo una tale diplomazia ha come obbiettivo la pace e può svolgere quel fondamentale ruolo di prevenzione che manca alla diplomazia reattiva, che prova a mettere insieme i cocci dopo l’accaduto». Sulla vicenda ucraina, Spini possiede una certezza – «La pace con la resa dell’Ucraina non sarebbe tale» – e una speranza: «Che la Cina possa intervenire sulla Russia sul versante diplomatico».
«La guerra in Ucraina – ha detto Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira e docente di Istituzioni di diritto romano all’università di Firenze – ha prodotto lo spaesamento personale e globale e ha causato un indebolimento politico dei soggetti internazionali, dall’Onu all’Unione europea, mentre è in corso un processo di delegittimazione degli organismi istituzionali». E ancora: «Adesso sono riemersi i temi della guerra giusta, della guerra militare e di quella civile. Dobbiamo interrogarci, perché un tempo moriva un civile ogni otto militari, ora otto civili per ogni militare ucciso».
Le conclusioni sono state affidate all’autore del libro. «Adesso il confronto globale – ha dichiarato l’ambasciatore Ferrara – non è più semplicemente tra grandi potenze, ma tra Stati-civiltà (Cina, Usa, Russia). Occorre abituarci a convivere con la diversità e lavorare per una convergenza su obbiettivi comuni, ad incominciare dalla cura dell’ambiente». In fatto di realismo, ha fatto presente che «contrariamente a quanto si potrebbe credere, Gandhi e Mandela erano molto realisti, in quanto partivano da un’analisi realistica della situazione del loro tempo e hanno saputo individuare soluzioni inedite».
Ha spiegato la ragione per la quale ha adottato come titolo del libro un verso del poeta Giuseppe Ungaretti: «La poesia è un modo di leggere e interpretare la realtà, non di fuggirla».
Quale pace possibile in Ucraina? «Non una pace qualsiasi e nemmeno una pace imposta ad una delle parti. Serve un tavolo negoziale e una piattaforma negoziale di base. Soprattutto, c’è bisogno del realismo della possibilità e non del realismo dell’inevitabilità».