Zamagni tra Oxford, Genovesi, economia civile e singolarismo

19 Gen 2023 | Formazione, Notizie, Vita

Una giornata di studi per gli 80 anni del prof. Stefano Zamagni, promossa dalla Scuola di Economia Civile, che ha sede al Polo Bonfanti di Loppiano. Riflessioni in un clima di viva gratitudine da parte di colleghi, allievi, imprenditori.

La sua grande generosità nei confronti degli studenti è stata la prima qualità dell’economista Stefano Zamagni ricordata da colleghi e allievi. Poi è stata evidenziata la sua visione interdisciplinare che contraddistingue il suo operare. E ancora il sentimento di responsabilità sociale che lo caratterizza. È iniziata così la giornata di studi per festeggiare gli 80 anni (4 gennaio 1943) del prof. Stefano Zamagni in un clima di viva gratitudine da parte di colleghi, allievi, imprenditori, operatori del Terzo settore.

“La vocazione dell’economista civile” era un titolo su misura per un tale appuntamento, promosso il 13 gennaio dalla Scuola di economia civile, di cui Zamagni è presidente del comitato scientifico. La Scuola ha sede presso il Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti, a Loppiano. Due tavole rotonde hanno cadenzato gli approfondimenti, descrivendo chi è lo studioso Zamagni e cosa è successo a chi l’ha incontrato. Riflessioni appassionate con pennellate (anche simpatiche) di qualificati relatori, da Michele Dorigatti a Luigino Bruni ed Elena Granata, da Pierluigi Sacco e Leonardo Becchetti a Sergio Gatti.

Prof. Zamagni, come sta un economista di grande caratura giunto ad 80 anni?
«Sta bene, perché è soddisfatto del cammino che ha iniziato sin dagli anni della giovinezza universitaria, ma soprattutto sta bene perché spera di vedere almeno conclusa la prima tappa di un cammino che è iniziato circa un quarto di secolo fa e che ha dato vita al progetto dell’economia civile. Ricordo sempre quando, nell’occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich da parte della città di Rimini, venni chiamato – io sono di Rimini – per pronunciare la cosiddetta Laudatio. Si tratta di circa vent’anni fa».

Cosa successe?
 «In quell’occasione parlai a Chiara Lubich dell’economia civile e lei, che mai aveva studiato economia, mi colpì moltissimo, perché aveva capito esattamente il cuore di questo paradigma, tanto che disse: “Beh, ma l’Economia di Comunione è una espressione della economia civile”. Ricorderò sempre queste parole. Il che vuol dire che nella sua mente prima e nella sua opera poi c’era l’idea che la testimonianza cristiana nel mondo d’oggi non può avvenire solo dentro le chiese, negli oratori, ma deve in primo luogo riguardare due ambiti, quello della politica e, soprattutto, quello dell’economia. E questa sua idea mi ha dato la forza di continuare, nonostante le difficoltà di varia natura, come è facile immaginare».

I festeggiamenti di oggi manifestano che la semina ha portato frutti…
«La mia gioia per questa festa non è tanto quella di celebrare gli anni passati, ma di guardare in avanti e di fare in modo che l’università Sophia diventi il vero polmone generatore di pensiero in questo ambito. Finora, per ragioni varie, questo non si è potuto realizzare. Ma questo è la mia aspirazione. È una sorta di patto con Gesù».

Addirittura! In cosa consiste il patto?
«Ho chiesto a Gesù che, prima di farmi morire, mi faccia vedere che questo si possa avverare, perché l’economia civile ha bisogno di un polmone culturale. E questo non può che essere l’università Sophia. Il fatto che questa celebrazione si realizzi qui al Polo di Loppiano non è casuale. E questo è un modo per anche dare una nuova linfa al progetto dell’Economia di Comunione che va avanti bene. Ovviamente, tra alti e bassi, come sempre capita, che però ha bisogno di un pensiero orientante all’azione».

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