Abbiamo intervistato Catalina Hinojosa, ecuadoriana, 30 anni, laureata in Cooperazione Internazionale sui Diritti Umani, che ha trascorso un lungo periodo a Loppiano, con i ragazzi e le ragazze del Progetto Giovani.
Catalina, cosa ti ha spinta a partecipare al Progetto Giovani di Loppiano?
Quando, nel giugno del 2019, ho finito, a Ravenna, tutti gli esami e le lezioni della mia Laurea Magistrale in Cooperazione Internazionale sui Diritti Umani, avevo deciso di andare in Germania, dove abita mia zia, per fare un tirocinio e rispolverare il mio tedesco. Intanto avrei scritto la tesi. Per varie circostanze, però, dopo poco tempo ho capito che quello non era il mio posto. Cosa fare? Ho pensato che in realtà l’ambiente in cui mi sentivo a casa era l’Italia, dove avevo vissuto per 2 anni.
È stato a quel punto che qualcuno mi ha parlato del Progetto Giovani. Così ho scritto a Paola (la focolarina responsabile) dicendole, fra l’altro, che ero molto interessata a fare una nuova esperienza a Loppiano, visto che nel 2008-2009 ero stata alla Scuola Gen. Le chiedevo, quindi, di spiegarmi cosa si faceva in questo Progetto. Paola mi aveva subito risposto, dicendomi semplicemente che era un posto per quei giovani che vogliono passare un periodo di tempo a Loppiano per fare un’esperienza di fraternità. Senza pensarci due volte ho accettato e dopo 5 giorni ero a Loppiano per iniziare la mia avventura al Progetto Giovani.
Il Progetto Giovani è nato due anni fa, per dare uno spazio a tanti giovani che vogliono conoscere Loppiano e la spiritualità dell’unità. Chiara da sempre aveva desiderato avere una casa che potesse ospitare i giovani che arrivano a Loppiano semplicemente per condividere questa esperienza di fraternità e di amore reciproco. Che cosa caratterizza questa esperienza?
Questo è un progetto personalizzato, dove ci si può fermare per un periodo breve (un weekend) o un periodo più lungo (3 mesi, 6 mesi…). È aperto a giovani dai 18 ai 30 anni che abbiano il desiderio di tuffarsi nella vita della cittadella. Non si tratta di una scuola di formazione, ma di un percorso da costruire insieme alle persone con cui abiti e alle focolarine e ai focolarini che danno una mano al Progetto: si cercano le attività, gli interessi e i percorsi formativi per accompagnare ciascun giovane. Si abita in una casa, dove si condivide la vita con altre ragazze/i che vengono da diversi paesi, culture, fedi e modi di vivere. C’è una casa per i ragazzi e una per le ragazze. I giovani che rimangono per un periodo più lungo hanno la possibilità di lavorare nelle aziende che sono presenti nella cittadella, gomito a gomito con persone che frequentano le scuole di formazione di Loppiano e altre che vivono nel territorio intorno alla cittadella. Insomma, il Progetto Giovani ti dà la possibilità di incontrare il mondo, conoscendo persone che ti aiutano nel tuo percorso di vita. La cosa più bella è che ognuno arriva con desideri diversissimi, e nelle tappe più varie della vita, ma ci mettiamo a vivere insieme per costruire tra di noi questo mondo unito.
E tu cosa ti sei portata via?
Sono stata a Loppiano un anno e due mesi e penso di poter dire che è stata un’esperienza fortissima, che mi ha permesso di conoscermi di più e capire cosa voglio fare ogni giorno. Non che prima non sapessi cosa fare, ma al Progetto Giovani ho scoperto quanti dolori, ferite, talenti e passioni ci sono nella mia vita. Ho scoperto che posso vivere in comunità e che posso ricominciare sempre. Il vivere con persone diverse, poi, che hanno impostazioni e criteri diversi, ti apre il cuore e la mente ad un’esperienza di conoscenza reciproca, che ti mette davanti a Dio e fa dire con sorpresa: “Ma quanto mi ami! Quanto mi riconosco nel fratello, e quanto ancora devo camminare per incontrarmi e incontrarti!”. Ho sperimentato dei dolori forti a Loppiano, e ho visto quanto fragili possiamo essere, ma allo stesso tempo ho capito che non siamo mai soli, c’è sempre Dio accanto a noi e il fratello o la sorella che ti aiutano a crescere e a continuare ad amare giorno dopo giorno, facendo questa scelta di buttarti nell’attimo presente, ricordando la regola d’oro: fare all’altro quello che vorresti fosse fatto a te. Ho scoperto come Dio si manifesta, anche attraverso la magnifica natura di Loppiano che fa ancora più bella questa esperienza di fraternità, perché come diceva San Francesco: sorella luna, fratello sole…
A chi consiglieresti di fare questa esperienza?
Domanda difficile. Penso che la consiglierei a tutti i giovani che vogliono mettersi in gioco per la fraternità, per vivere in comunità, per condividere, e a quelli che scelgono di conoscere e aprirsi al mondo. Non è sempre semplice vivere con gli altri, perché tante volte vorremmo che le cose venissero fatte come di solito le facciamo noi. L’esperienza che si fa a Loppiano è di unità, di fraternità e scopri che puoi ricominciare sempre. Non è il mondo perfetto, ma la scelta quotidiana di vivere provando ad amare, a donarti e ad essere te stesso.
Durante la tua permanenza a Loppiano, hai avuto la possibilità di partecipare in prima persona all’evento di Assisi “The Economy of Francesco”. Qual è stata la tua esperienza?
Quando ho saputo che c’era la possibilità di iscrivermi a “The Economy of Francesco”, ho subito deciso di farlo, perché credo fermamente che sia possibile costruire delle alternative al sistema economico in cui viviamo. Mentre ero a Loppiano, l’evento è stato spostato a novembre 2020. In quel momento abbiamo deciso con i villaggi (12 gruppi secondo diverse tematiche) di cominciare a lavorare per arrivare con delle proposte all’evento di novembre. Io sono entrata in un sub-gruppo che aveva il compito di cercare degli esperti per fare dei webinar di formazione, scambio e proposte. Ad un certo momento, ho avuto l’impressione che gli obiettivi per cui era nato EoF non erano più così chiari e coerenti con quello che stavamo facendo. Mi sono chiesta, allora, se avesse senso continuare a partecipare. Prima di prendere una decisione, però, sono riuscita a dire quello che pensavo e ho provato a dialogare nella verità, per trovare insieme delle risposte. Grazie all’apertura dei giovani, alla fiducia dei miei colleghi e anche all’ascolto e alla guida del team centrale, sono riuscita ad andare oltre le difficoltà. Così mi sono messa di nuovo in gioco, perché se tu credi in qualcosa e lavori per quello, ti può succedere di sbagliare e di commettere degli errori che possono ferire qualcuno, ma se non ricominciamo e cerchiamo di andare oltre le difficoltà, se non riusciamo a chiedere scusa, non possiamo parlare di un’altra economia o di un altro sistema, perché non riusciamo a cambiare neanche nel piccolo.
Proprio in quei giorni, mi è stato proposto di presentare l’evento. All’inizio avrei voluto dire di no, per tutta questa situazione difficile, ma dopo aver parlato con alcune persone ed essermi confrontata con me stessa, ho deciso di farlo. Sinceramente non sapevo di avere un talento come presentatrice, ma tanti me l’hanno detto.
Ad Assisi ho conosciuto un sacco di gente e, appena l’evento è finito, ho inviato il mio curriculum ad alcune istituzioni con cui sono entrata in contatto. È stato così che dopo qualche giorno ho fatto un colloquio con la co-segretaria della Commissione Giustizia, Pace e Integralità del Creato (JPIC) dell’Unione internazionale di Superiore Generali (UISG), per lavorare a favore dell’implementazione della “Laudato si” nelle realtà religiose e per l’advocacy dell’ecologia integrale, la pace e la giustizia. Da gennaio, quindi, mi sono trasferita a Roma. Sono felicissima, perché il lavoro che faccio è proprio quello che sognavo: lavorare per l’ambiente, per i poveri, per le donne e per costruire un mondo migliore.