Un giovane americano, approdato qualche mese fa nella cittadella per partecipare alla scuola di formazione per i focolarini, ci racconta i sogni, le passioni e… l’amore che l’hanno portato fin qui. Il suo obiettivo? Il mondo unito!
«Mi chiamo Tom McGlynn e sono cresciuto a Norristown». Sono le prime parole di Tom, ma ci costringono a fare subito una pausa nel racconto. Norristown? Sì, una piccola città a solo mezz’ora di distanza da Philadelphia. Piccola, anzi piccolissima, con un’unica attrazione per i turisti: lo zoo. È lì, in Pennsylvania, che Tom vive la sua infanzia, felice.
«Sono il più grande di 4 fratelli. La mia è una famiglia cattolica, ho frequentato una scuola cattolica ed ero molto impegnato in parrocchia. Verso i 12 o i 13 anni, però, ho iniziato ad avere dei dubbi. Certo, culturalmente mi identificavo come cattolico, ma non avevo un rapporto diretto e sperimentato con Dio. Ho iniziato, allora, ad approfondire altre spiritualità: il taoismo, la filosofia zen… Cercavo la verità, la coerenza, l’autenticità».
E com’è andata a finire?
«Come non avrei immaginato. A 22 anni c’è stata la svolta. Ho partecipato agli esercizi spirituali organizzati dai gesuiti. È stata una vera conversione. Lì sì, ho veramente sperimentato l’amore di Dio, in un modo così forte che in quello stesso momento ho capito di dover dare a Lui tutta la mia vita».
Per capire un po’ che tipo è Tom, guardate il grafico che ci ha mandato: il suo rapporto con Dio in relazione alla sua età.
E il suo racconto continua: «All’università ho studiato economia e musica». Tom dice così quando non la vuole tirare per le lunghe, perché in realtà ha studiato tante altre materie. Tutto lo interessava, ma…
«Mi rendevo conto che in ogni ambito della vita umana c’era da rifare il sistema: educazione, economia, agronomia, ecc. Vedevo quanta ingiustizia, corruzione, egoismo, impregnavano i nostri sistemi. E volevo trovare alternative a tutto questo».
Tom parte per la Germania, il paese che più di altri gli offriva la possibilità di approfondire le sue discipline preferite: l’economia e la musica, ma alla fine si dedica alla teologia e alla filosofia.
«Ho vissuto in una casa con altri studenti e, come spesso succede, in cucina si accumulava una montagna di piatti sporchi». Tom fa una pausa e ci dà il tempo di domandarci: perché mai questo ragazzone americano, con l’aspirazione di cambiare il mondo, ora ci parla di piatti sporchi?
«Di fronte a quella montagna di piatti sporchi, avevo tre opzioni:
– Aggiungere i miei
– Lavare i miei per non far crescere la montagna
– Fare qualcosa per far diminuire quella montagna
Ho pensato, allora, che anche di fronte a tutti i problemi che vedevo nella società e nella vita umana, potevo scegliere fra queste tre opzioni».
Così prende la decisione: in questo mondo non vuole far parte del problema ma della soluzione, non vuole prendere più di quanto dà, non vuole distruggere più di quanto costruisce.
Tornato negli Stati Uniti, Tom si butta alla ricerca di alternative. Come fare per andare oltre all’“impatto zero”? Non basta infatti non aggiungere altri piatti sporchi… Studia allora il cosiddetto “voto con il portafoglio”, cerca il modo di recuperare gli alimenti ancora in buono stato che finiscono tra i rifiuti, fonda aziende, perfino una piccola banca per il microcredito! Tutto, però, cercando di restare in ascolto di Dio, che vuole mettere al primo posto. È da Lui che si vuol fare guidare…
«Sono tornato di nuovo in Germania e pensavo di entrare in seminario. Ma una chiacchierata con l’arcivescovo mi è di luce: il sacerdozio non è la mia strada. Durante un viaggio in Canada una persona, conoscendo i miei interessi, mi parla dell’Economia di Comunione. Mi sembra di intuire che c’è tutta una comunità che si muove nella direzione che cercavo di dare io alla mia vita! Ero fidanzato, ma tre settimane prima del matrimonio decidiamo insieme di fermarci: non è neanche quella la mia strada. Alla Mariapoli Luminosa conosco i focolarini. Uno di loro mi invita a passare un fine settimana nel focolare di New York. Inizia così il nostro discernimento comunitario. Mi attira la vita del focolare e decido di partire per il Brasile, dove si svolge la prima parte della formazione, non prima di aver messo a posto tutti gli “affari”».
E ora che sei arrivato a Loppiano?
«Qui le sfide sono tante. C’è la bellezza della diversità, di vivere per la Chiesa, per un mondo unito. Cerco di crescere nell’amore e penso che sono al posto giusto. Ora lavoro part time nella manutenzione, sto imparando tante cose e cercando di dare il mio contributo. Il resto del tempo lavoro per “Starkmacher Impact GmbH”, una giovane start-up sociale orientata al benessere pubblico che persegue e implementa i 17 obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite». E conclude descrivendo il suo percorso con poche semplici parole: «Una storia d’amore. Ogni giorno cerco di scoprire come Dio vuole che io ami».