«Credi tu?». La veglia ecumenica nel santuario Maria Theotokos

31 Gen 2025 | Notizie, Spiritualità, Theotokos

In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, venerdì 24 gennaio, il santuario ha ospitato una veglia ecumenica.

«Siamo pieni di gioia perché, quando preghiamo insieme, la nostra fede comune, il nostro amore a Gesù che ha donato la sua vita per tutti noi, brilla più delle nostre divisioni». Così, Lida Ciccarelli, referente dell’ufficio per il dialogo ecumenico della diocesi di Fiesole, ha introdotto, venerdì 24 gennaio, la veglia di preghiera per l’unità dei cristiani nel santuario Maria Theotokos. Sono presenti tra i celebranti: per la Chiesa Cattolica, il vescovo di Fiesole Stefano Manetti; la pastora Lidia La Montanara della Chiesa Cristiana Avventista del 7° giorno del Valdarno; padre Viorel Matei della Chiesa Ortodossa Romena, il diacono Paul Krieg della Chiesa Valdese di Reggello. Ma la rappresentanza delle diverse chiese è ancor più ricca, guardando ai partecipanti della celebrazione. Ci sono fedeli della Chiesa Greco-ortodossa di Antiochia, della Chiesa Siro-ortodossa di Antiochia, della Chiesa Copto-ortodossa d’Egitto, della Chiesa Battista. La Chiesa Cattolica è anche rappresentata da fedeli di rito latino, ambrosiano, copto-cattolico, greco-bizantino, greco-melchita.

Quest’anno, le letture e le preghiere per tutta la Settimana per l’unità dei Cristiani sono state preparate dal monastero ecumenico di Bose, in provincia di Biella. Il tema scelto si ispira al brano del Vangelo di Giovanni: “Credi tu questo?” (Giovanni 11,26), parole che Gesù rivolge a Marta, nel racconto della resurrezione di Lazzaro. Domanda che, nell’anno in cui ricorre il 1.700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, il Concilio di Nicea, offre anche ai cristiani di oggi l’occasione per riflettere sulla loro comune fede.

Dopo la proclamazione della Parola di Dio, la pastora Lidia, il diacono Paul e il vescovo Stefano hanno offerto diversi spunti di riflessione ispirati al brano del Vangelo di Giovanni.

«Cristo abbatte il muro della morte, in lui abita tutta la pienezza di Dio che è vita, vita eterna – ha commentato la pastora La Montanara –. Per questo la morte non ha avuto potere su di lui e la resurrezione di Lazzaro è segno del suo pieno dominio sulla morte fisica, che davanti a Dio è come un sonno. Credere in questo, per noi oggi, è una nuova certezza, la certezza nella vita eterna che da promessa è diventata verità concreta».

Il diacono Paul Krieg ha invitato i presenti ad imitare Gesù che è andato verso le persone fragili, malate, ferite, diverse. «Lui ci dice, io ti do la potenza di fare. Gesù dice: “Io ti accompagno, vengo con te e prego per queste comunità. Prego per tutti noi, perché possiamo essere capaci di andare verso chi non ci è simpatico, chi ci ha offeso, chi non conosciamo”».

L’ultima riflessione è quella del vescovo Manetti, che osserva: «Il credo di Nicea ci ricorda che abbiamo tutti un unico battesimo. Quando ci guardiamo, la prima cosa che vediamo gli uni negli altri è un fratello o una sorella. Siamo lo stesso corpo e ci rispettiamo nelle nostre differenze. Ma se è vero che abbiamo un solo battesimo, vuol dire che abbiamo anche una sola vocazione: io credo che Cristo mi ha amato e ha dato la sua vita per me».

Alla fine, il rito dell’accensione delle candele ha invitato tutti i presenti ad essere «luce del mondo», ciascuno «portatore della luce di Cristo Risorto».

 

 

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