La band musicale è stata nel Paese di Genghis Khan tra fine novembre e inizio dicembre su invito del cardinale Marengo, che guida la piccola e giovane Chiesa cattolica locale. Un programma con un duplice obbiettivo all’insegna dell’evangelizzazione attraverso la musica.
Non esistono missioni impossibili per il Gen Rosso. La storia delle sue tournée lo conferma. Ma, certo, quella vissuta tra fine novembre e inizio dicembre va annoverata tra quelle speciali. 9.000 chilometri lontano da Loppiano, temperature fino a 28° sottozero, prima volta in un luogo simbolico stretto tra Russia e Cina. L’invito è partito dal missionario della Consolata Giorgio Marengo, creato cardinale due anni fa da Papa Francesco a soli 48 anni, che guida la giovane e vivace Chiesa cattolica in Mongolia. È la 64.ma nazione visitata dalla band dei Focolari. «Una Chiesa giovane, fatta di giovani – era stato il pensiero del cardinale –, ha bisogno di un linguaggio “giovane” per parlare alla gente». Avrà avuto pure la sua influenza il fatto che Marengo conoscesse le canzoni del Gen Rosso fin da ragazzo.
Nel settembre 2023 Papa Francesco si era recato in Mongolia e, ad un anno di distanza, il cardinale desiderava una seconda opportunità di evangelizzazione verso un popolo con una cultura nomade. Così, è stato concordato con la band un progetto con un duplice obbiettivo. Il primo riguardava la piccola comunità cristiana, con i suoi 1.500 battezzati su una popolazione di 3 milioni e mezzo di abitanti. Due Messe cantate e una veglia sulla speranza e la pace nella cattedrale della capitale Ulan Bator hanno rinvigorito la fede dei credenti. L’altro scopo prevedeva una semina oltre la Chiesa locale. Il concerto del 1° dicembre in uno dei principali teatri della capitale (un gioiello tecnologico) si è tenuto davanti a 850 spettatori, in gran parte buddisti, seguaci dello sciamanesimo e di altre fedi, musulmani. Tutto è stato curato, dai testi proiettati delle canzoni tradotte in mongolo alla strofa e al ritornello di “Semina la pace” in lingua locale, che hanno sorpreso ed entusiasmato i presenti.
L’appuntamento musicale era stato preceduto da un laboratorio di due giorni del Gen Rosso con 125 studenti delle medie e delle superiori arrivati anche da varie città del Paese. La quasi totalità dei ragazzi appartiene ad altre religioni. «Lo scopo è stato quello di favorire – spiega Emanuele Chirco, direttore musicale della band – lo scambio culturale e l’unità tra i ragazzi, preparandoli artisticamente ad una performance di alto livello all’interno del concerto». Com’è consuetudine della band, i concerti sono preceduti e seguiti da incontri con varie realtà sociali. In Mongolia, ha fatto visita ad un orfanotrofio statale, coinvolgendo nella danza i 33 minori residenti. Altrettanto toccante, il pranzo assieme ad un gruppo di “senza fissa dimora”, presso la casa di accoglienza, che offre pasti ad oltre 80 persone. Non è mancato l’appuntamento con un noto gruppo musicale mongolo, con il quale è stata avviata una prima collaborazione.
«Il nostro desiderio – sottolinea Chirco – è sempre quello di suscitare e promuovere una cultura di pace e di fraternità, fondata sui valori universali della condivisione e della tolleranza, che trovano sempre accoglienza e creano rapporti autentici». La band, composta per l’occasione da 12 persone (cinque cantanti, quattro musicisti e tre tecnici), è stata ricevuta ufficialmente presso l’Ambasciata d’Italia in Mongolia dall’ambasciatore Giovanna Piccarreta, che si è complimentata con il Gen Rosso per la presenza a Ulan Bator, quale rappresentante dell’Italia, perché nella Penisola ha sede il complesso internazionale. Il programma della trasferta è stato preparato da una decina di giovani collaboratori del cardinale, che hanno pensato bene di sistemare il gruppo musicale nella stessa struttura in cui era stato alloggiato Papa Bergoglio. Non però nella camera dove il pontefice ha dormito. Ormai diventata inaccessibile.
Il prossimo appuntamento con il Gen Rosso sarà a Loppiano sabato 28 dicembre, ore 21,00, presso l’Auditorium per festeggiare i 60 anni della nascita della cittadella. «Sarà un evento che ricordi e ripercorra il legame tra il Gen Rosso e Loppiano – spiegano i componenti della band –. In fondo, se non ci fosse stata la cittadella, non ci sarebbe stato neanche il Gen Rosso, sorto nel 1966. Il concerto conterrà anche canzoni prese dalla storia del gruppo, ma con nuovi arrangiamenti e nuove interpretazioni. La serata sarà impreziosita anche da contributi visivi per evidenziare il rapporto tra il complesso musicale e la cittadella. Si esibiranno inoltre alcuni ospiti, invitati per l’occasione». Mancare al concerto sembra una missione impossibile.