22 acquarelli di Walter Kostner, il creatore di Gibì e DoppiaW, sono in mostra presso l’Auditorium di Loppiano: un’occasione per conoscere meglio l’artista recentemente trasferitosi nella cittadella.
L’autore minimizza. Per lui si tratta di «lavori che non avevo venduto o regalato». E spiega che la mostra dei suoi dipinti è unicamente merito di Gianni Antoniol, acquerellista e scultore, che l’ha voluta e allestita in vista del corso di acquerello che si sarebbe tenuto a Loppiano dal 31 ottobre al 3 novembre da parte dello stesso maestro Antoniol. Walter Kostner gli è riconoscente, ma ribadisce che «l’esposizione è una piccola cosa, tanto più che raccoglie solo una ventina di opere». Sarà pure vero, ma leggendo le impressioni lasciate dai visitatori, gli effetti sono di ben altra dimensione: «Fotografano la realtà, rendendola poesia», «Un vero dono per gli occhi e per l’anima», «La vita nella sua semplicità e bellezza» e ancora: «Sono bellissimi. Rallegrano il cuore».
Le opere esposte nella galleria alta dell’Auditorium della cittadella sono 22. Alcune del 2018 e 2019, due del 2024, le altre del periodo intermedio e ritraggono in maggioranza paesaggi e scorci della natura, ma non mancano fiori e uccelli. La mostra personale è ufficialmente terminata il 3 novembre, ma continua, perché ai lavori del maestro si sono aggiunti quelli dei partecipanti al corso di Antoniol, al quale Kostner ha preso parte in vari momenti del programma.
La mostra dedicata agli acquerelli di Kostner è stata sicuramente un sussidio al corso, ma, se si vuole, anche un piccolo omaggio al suo trasferimento a Loppiano, nel luglio scorso, dalla cittadella svizzera di Montet. Walter Kostner è un illustratore di racconti, noto come il creatore di Gibì e DoppiaW, i protagonisti di fumetti molto apprezzati in tanti Paesi del mondo per la bellezza e originalità dei tratti dei due simpatici personaggi e della spiazzante saggezza dei loro dialoghi. La sua produzione è varia e ricca, come si vede nel sito https://gibidoppiaw.pythonanywhere.com, che raccoglie le gesta dei due personaggi, ma anche i racconti e gli acquerelli.
«A 14 anni ho provato a dipingere con la tecnica dell’acquerello, ma ho fatto un brutto pastrocchio e mi sono detto: “Mai più”». Ma si sa che non conviene dirlo. «Sette anni fa mio fratello Georg, pittore, mi ha regalato un set per l’acquerello e mi ha spinto: “Prova”». Un signore che frequentava Montet è rimasto entusiasta già dei primi lavori, incoraggiando l’apprendista. «È iniziata così una stagione di grande produzione e di notevoli vendite – racconta Kostner –, in cui è sorta anche l’idea di tenere brevi corsi con una decina di abitanti della cittadella svizzera. Abbiamo così vissuto momenti davvero belli».
Da buon ladino, il tono della voce di Kostner è pacato, ma qualcosa traspare del suo appassionato coinvolgimento per l’acquerello. «Quello che mi piace è che ti fa sempre delle soprese, perché l’acqua – che è l’elemento base – non la puoi controllare. Ti fa dei giochi per proprio conto, crea con te, ma fa anche brutti scherzi». E aggiunge: «L’acquerello è trasparente. Se metti un colore, non puoi più coprirlo con un altro, perché tutto traspare. La cosa più bella è che l’acqua gioca con i colori. E tu sei, allo stesso tempo, artefice e spettatore».