Il monaco buddista tailandese è arrivato a marzo nella cittadella per vivere con i religiosi cattolici di vari ordini presenti alla Claritas. Sta per partire e il suo cuore è grato per l’esperienza fatta.
«Più non ho, più sono contento. E vi auguro di essere felici in questo momento, perché si può scegliere di essere contenti o meno, proprio in questo momento. Allora si entra nella pace, nella serenità». E ancora: «Restare concentrati sul presente, avere la mente protesa a fare una sola cosa alla volta». Inoltre: «Essere grati per le cose che accadono, anche se non sono quelle ti saresti aspettato». Dispensa perle di saggezza buddista Phra Pittaya, monaco buddista tailandese. È arrivato a Loppiano a metà marzo per un’esperienza alla Claritas, con il gruppo di religiosi cattolici di vari ordini. Già negli anni Novanta monaci buddisti avevano vissuto con i religiosi.
Alto, magro, simpatico, volto illuminato dal sorriso, è il protagonista di uno dei “Giovedì culturali” organizzati dall’Istituto Sophia. “La via è la pace” è il tema e il monaco dialoga con Roberto Catalano, esperto del dialogo interreligioso, profondo conoscitore del mondo asiatico e docente a Sophia. Da 26 anni Phra Pittaya vive in monastero, dopo aver lavorato fino a diventare direttore di un supermercato. Ha scelto una vita austera, con 227 precetti da rispettare. Tra questi, colazione e pranzo sono gli unici pasti, mangia solo quello che gli altri mettono nella ciotola che porta con sé, non può usare denaro. Poi, una nota rassicurante: «Alla Claritas si mangia molto bene».
Vivere il buddismo, per questo monaco di tradizione theravada, è «donare agli altri sempre, così si allarga il cuore e cresce la pace interiore». Aggiunge una nota personale: «Volevo diventare un monaco bravo ma non ci sono riuscito. Ho vissuto tanti anni con questo dolore. Poi ho incominciato ad accettare me stesso, a sanare le mie ferite, a curare il mio respiro e ad accogliere le differenze che sono attorno a me».
È soddisfatto della convivenza alla Claritas: «Mi trovo bene, tutti i religiosi sono simpatici. Si sono preparati con cura per non fare quello che è sconsigliato verso di me, ad incominciare dagli abbracci» E ride! Poi prosegue: «Sto sperimentando che siamo lo stesso corpo. Vedo la bellezza di essere insieme anche con tutti gli abitanti della cittadella». Commenta: «Stare insieme non vuol dire che ci capiamo sempre. Siamo diversi e quando ci sono difficoltà non cerco mai una risposta fuori, ma dentro di me. I problemi nascono dentro, perché non abbiamo un cuore abbastanza grande»». E aggiunge: «Si può crescere insieme e fiorire insieme, donando la bellezza di ciascuno. La sofferenza è il concime per far fiorire il fiore che è dentro il cuore».
Durante la Settimana Santa, ha partecipato alla Via Crucis. «Ho toccato chi è questo Gesù Abbandonato. Si è parlato del suo dolore. Più sono attaccato a me stesso, più non sono lì in Gesù Abbandonato. Gesù è vuoto a sé stesso e sperimenta la propria libertà». Partecipa alla Messa alla Theotokos. «Vengo per essere vuoto del mio essere buddista e accettare di essere cristiano dentro di me. Desidero cogliere l’amore di Dio e di tutti per farlo entrare dentro di me». Non manca Phra Pittaya di spirito di osservazione e rivolge una domanda ai presenti: «Quando andate a ricevere la comunione, dove è il vostro cuore? Altrimenti, Dio non è lì e la comunione non entra nel cuore».
Le confidenze si fanno più intime. «Qui sperimento come essere più buddista in mezzo a questa comunità cristiana. Sto conoscendo Chiara a contatto con voi nella misura in cui ciascuno vive Chiara dentro di sé». Prosegue: «Chiara ha vissuto tante difficoltà con amore. E sento che Chiara vive ancora qui in voi e con voi». Aggiunge infine: «Per me Dio è la legge della natura, dove in tutto c’è causa ed effetto. Basta accettare gli eventi e si è contenti. Perciò, fare tutto bene e saper perdere».