Una sua scultura, intitolata “L’ultima destinazione”, ha vinto la 44.ma edizione del prestigioso concorso a cui hanno partecipato oltre 150 artisti di vari Paesi. Il riconoscimento ha aperto all’artista di Loppiano le porte a varie mostre in Italia. Occasioni, queste, per comunicare la sua visione dell’arte e della vita.
Prova ad immaginare che abbia predisposto un piedistallo sul quale ha collocato un elegante cubo in plexiglass illuminato ad arte, lì all’ingresso del suo laboratorio, per dare risalto all’ambita Grolla d’Oro, recentemente assegnata a Roberto Cipollone (in arte Ciro). Ma chi conosce il personaggio sa bene che non ne avrebbe mai fatto vanto, tanto meno con una collocazione espositiva. «Ho messo la Grolla d’oro da qualche parte, ma assicuro che lo conservo – ci spiega quasi scusandosi il 77enne artista pescarese –. Il premio è stato fatto da un artigiano e di loro ho il massimo rispetto».
Oltre 150 artisti di vari Paesi hanno partecipato alla 44.ma edizione del Premio internazionale d’arte “La Grolla d’Oro”, con sede a Treviso, in Veneto. Il concorso è suddiviso nelle sezioni pittura, scultura e fotografia. Ciro ha vinto nella “scultura”, davanti a 36 colleghi, con un’opera intitolata “l’ultima destinazione”, raffigurante un barcone stipato di immigrati che affrontano il mare verso la libertà dalla miseria e dalla guerra. Le opere dei partecipanti sono state esposte dal 9 al 31 dicembre scorso nel suggestivo museo d’arte di Santa Caterina nella città trevigiana.
La partecipazione di Ciro a tale concorso è stata del tutto originale. Il direttore artistico de “La Grolla d’Oro”, Massimo Zanta, si era imbattuto qualche tempo fa in alcune opere dell’artista loppianino ad una mostra d’arte a Longarone, 80 chilometri a nord di Treviso. Ne era rimasto particolarmente colpito, definendo ognuna di quelle sculture «una poesia che ti arriva al cuore». I termini per l’iscrizione all’edizione 2023 della Grolla erano ormai chiusi, ma Zanta ha insistito presso il comitato del premio per far inserire un’opera di Ciro. E quella scultura ha vinto il premio, assegnato in gennaio.
La grolla ha un alto valore simbolico. Si tratta di una coppa dell’amicizia utilizzata in Val d’Aosta, in legno di noce e munita di beccucci, che viene fatta girare nel gruppo di amici per degustare una bevanda calda, solitamente a base di caffè e di grappa aromatizzata. Tale riconoscimento ha fatto conoscere ancora di più Ciro e sono arrivate proposte di ulteriori mostre.
Dall’11 al 24 marzo sono state esposte ancora a Treviso una trentina delle sue opere. «Tanto afflusso di gente e molto apprezzata la mostra – riferisce Rossano Orsini, collaboratore di Ciro –. I visitatori hanno acquistate un buon numero di opere. Ma, come sempre, l’esposizione è diventata occasione di parlare dello spirito che anima la vita di Ciro». Dal 25 al 1° Maggio, uno stand alla Mostra internazionale dell’artigianato a Firenze. Dal 20 aprile al 30 giugno, una mostra personale a Bressanone (Bolzano). Dall’11 al 22 maggio, in una galleria d’arte a Mestre (Venezia). Dall’inizio dell’anno, esposizioni anche a Genova, Arezzo, Forlì e Modena.
Le opere di Ciro producono spesso effetti sorprendenti. Sottolinea Orsini: «I visitatori restano colpiti dalla logica del ridare vita e senso agli oggetti ormai scartati, della sua arte che esprime valori profondi. Spediscono ringraziamenti e scrivono lettere. E Ciro vive tutto questo come una preziosa e spontanea occasione d’annuncio della sua visione della vita». Inoltre, con il suo indomito entusiasmo partecipa volentieri ad iniziative sociali. Lo scorso anno, dal 7 alle 22 ottobre, sue opere sono state esposte alla Mostra “Scarti, da rifiuto a risorsa” a Pontassieve (Firenze). Il prossimo 27 luglio Ciro presenterà alcune sue realizzazioni a San Godenzo alla “Festa della battitura del grano”, invitato a sostenere il progetto di recupero delle foreste modello delle montagne fiorentine, con lo scopo di creare una didattica del riuso e del riciclo.