Gerard Rossé e l’ecclesialità del carisma di Chiara Lubich

13 Nov 2023 | Notizie, Spiritualità, Vita

Esegeta noto a livello internazionale, Gerard Rossé, docente emerito di Teologia biblica all’Istituto universitario Sophia, è l’autore del libro che esamina il carisma della fondatrice dei Focolari alla luce del Concilio Vaticano II. Un testo dai contenuti originali e molto accessibili.

È da poco tornato da Parigi, dove ha svolto conferenze alla comunità dei Focolari. Prima era stato a Bergamo al Centro Dehoniani, invitato a parlare su temi biblici, mentre a Palermo è rimasto un mese per tenere un corso su San Luca alla Facoltà teologica della Sicilia. Ad agosto ha parlato al ritiro dei sacerdoti della Scuola “Vinea Mea” di Loppiano. La tempra alsaziana (Nord-Est della Francia) di Gerard Rossé ne spiega il dinamismo e gli 86 anni ben portati. 

Professore emerito di Teologia biblica presso l’Istituto universitario Sophia, Rossé è un esegeta noto a livello internazionale per i suoi studi su San Luca, su San Paolo, sul grido di abbandono di Gesù in croce. Nelle scuole di formazione a Loppiano continua a svolgere il corso sui Vangeli e su San Paolo.

Rossé è autore di una trentina di libri, tra cui il molto apprezzato commento all’opera di Sa Luca, frutto di dieci anni di studio.  La sua più recente pubblicazione ha per titolo “Una spiritualità ecclesiale. L’ecclesiologia di Chiara Lubich” (Città Nuova Editrice, pagg. 168, € 17,90): Un libro dai contenuti originali e accessibili, che l’autore reputa «importante per il Movimento dei Focolari»

Quale novità porta questo libro nella riflessione sul carisma della Lubich?

«Ho situato il carisma di Chiara in rapporto con le correnti spirituali/mistici nella storia della Chiesa, e in particolare con l’ecclesiologia della Contro-Riforma che dominava prima dell’ultimo Concilio, per mettere in luce l’originalità e la conformità del carisma della Lubich con l’ecclesiologia del Vaticano II e quindi con la Rivelazione. Si prende coscienza che anche un piccolo gruppo di laici fatto uno dall’eucaristia è già Chiesa».

In cosa consiste il contributo peculiare di Chiara Lubich?

«L’esperienza sua e del primo gruppetto di focolarine era basata sulla Parola di Dio vissuta e comunicata, con la condivisione dei frutti e la scoperta del Vangelo. Sono emersi i cosiddetti “punti della spiritualità” –l’amore reciproco, la presenza di Cristo tra due o tre, il che tutti siano uno, ecc. –, che, non a caso, sono a fondamento di un’ecclesiologia di comunione nella quale è importante la reciprocità. Nasce così una visione ecclesiale in contrasto con quella della “società ineguale” della Contro-Riforma, nata nel 16.mo secolo».

Perché il titolo del volume intende esplicitare che si tratta di una spiritualità ecclesiale?

«Perché, come mostrano i “punti della spiritualità”, mi pare che sia la caratteristica principale del carisma; sono punti di spiritualità che fanno “chiesa”. È importante, per il futuro, non limitare questi punti ad una pia pratica religiosa caratteristica di un movimento, ma offrire alla Chiesa una pratica di vita conforme appunto all’ecclesiologia data dall’ultimo Concilio. L’altro rischio è di dare la prevalenza allo sforzo umano per ottenere una risposta divina. Occorre infatti ricordarsi che vengono sempre prima la grazia divina e la gratuità del dono; questo vale, per esempio, per il concetto di unità, così come per la presenza del Risorto in mezzo a due o tre radunati nel suo nome».

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