Castro, l’economia, la santità e il valore del perdono

9 Giu 2023 | Notizie, Primo maggio, Vita

Il cammino di Castro Chacussanga alla scoperta di sé, attraversando il dolore e il perdono. Un viaggio che lo ha inaspettatamente portato a Loppiano, dove frequenta la scuola di formazione per i focolarini.

 

«Vorrei raccontarvi la storia di un ragazzo nato in Angola nel 1993, in un contesto di guerra. Perché il suo Paese aveva fatto le elezioni per la prima volta e c’era chi non aveva accettato il risultato di questa elezione, dicendo che non era stata libera, giusta e trasparente». Così, Castro Chacussanga cominciava il suo racconto il 1° maggio scorso, dal palco dell’Auditorium di Loppiano, durante la diretta che inaugurava la Settimana Mondo Unito. «La guerra finisce quando questo ragazzo aveva 9 anni. A 15 anni, il suo babbo viene avvelenato e muore a soli 45 anni, perché qualcuno voleva prendere il suo posto di responsabile nell’ufficio del Ministero della Finanza del territorio». Mentre la narrazione procede, la verità affiora pian piano, e un’ondata di commozione avvolge il pubblico che assiste al programma: Castro non è un attore e il ragazzo di cui sta parlando è lui stesso. Seduto a terra, sul palco, continua il racconto delle tragiche vicende di cui la sua famiglia è stata vittima, in seguito alla morte del padre: la madre che da sola si trova a doversi prendere cura di 9 figli; le persecuzioni del tribunale e il processo necessario a difendere i loro diritti; la forte depressione che coglie la donna dopo la vittoria del processo, che però le garantisce un futuro per i figli; la sua morte, solo dieci anni fa; la difficoltà di crescere e studiare, superando gli ostacoli della burocrazia e di certa corruzione.

Incontrandolo fuori dall’Auditorium della cittadella, alla luce del sole, Castro Chacussanga colpisce per la sicurezza del suo passo e la dolcezza serena del suo sorriso. Nulla di formale, di indossato per cortesia, ma qualcosa di vero e naturale che gli scaturisce da dentro. Forse, originato da quella scelta di perdonare i persecutori della sua famiglia, fatta tanti anni prima e che, lui e i suoi fratelli, continuano a rinnovare ogni anno: «A dicembre, nei giorni vicini alla morte dei nostri genitori, prima di Natale, ci ritroviamo e rinnoviamo insieme un patto di perdono. Chiediamo che sia Gesù a rinascere nei nostri cuori e che questi siano un luogo appropriato alla sua nascita».

Oggi, ha trent’anni, vive a Loppiano da poco più di un anno, ed è un economista. Nella cittadella frequenta la scuola di formazione per focolarini.
«Sono nato in una famiglia cristiana che ci ha insegnato a mettere Dio al primo posto. E sono sicuro che questa scelta mi ha salvato la vita» confida. E aggiunge: «Ho conosciuto la spiritualità di Chiara Lubich quando avevo circa 15 anni. Lei ci proponeva di diventare una generazione di santi. Ho sentito che era qualcosa che potevo vivere ma assieme agli amici con cui condividevo questa esperienza».

In Castro, la chiamata alla santità è strettamente legata alla sua vocazione per l’economia. «Nel mio paese di origine – racconta – è molto comune trovare situazioni di dolore. E davanti a queste situazioni ognuno sente il desiderio di fare qualcosa. Uno dei motivi che mi hanno fatto scegliere di studiare economia era proprio questo. Sentivo che poteva essere una medicina per i problemi sociali che il mio paese stava vivendo. Oggi sono un economista, ma non di un’economia qualsiasi, bensì di “Economy of Francesco”. Cioè, un’economia che mette l’uomo al centro e, in particolare, i più poveri».

Nel suo cammino di crescita, spiega, non sono mancati i momenti di buio: «Di quelli che ti portano a pensare che tutto “cominciava in me e finiva in me”: in cui ha prevalso una visione egocentrica del mondo, che mi ha fatto diventare schiavo di me stesso e perdere la pace. O come la pandemia, durante la quale, però, ho ritrovato anche la speranza, il senso di Dio e della mia fede».

Nonostante tutte le difficoltà, i dolori e le traversie vissute, Castro racconta di aver sentito, ad un certo punto, il desiderio di donare tutta la sua vita a Dio. «E ai fratelli e alle sorelle che trovo ogni giorno della mia vita – precisa –. Si realizza così il significato del mio nome, “Chacussanga” che significa: Dio Ti ha trovato».

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