17 vescovi si sono incontrati a Loppiano dal 17 al 19 aprile per fare il punto sul cammino sinodale della Chiesa in Italia su iniziativa del Centro “Evangelii Gaudium” dell’Istituto universitario Sophia.
Momento centrale è stato l’intervento del card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo, collegato in videoconferenza. Egli ha sottolineato «l’importanza di guardare alla Chiesa delle origini, tratteggiata negli Atti, una Chiesa sinodale dove si condivideva ogni cosa, sotto la guida degli apostoli». Ha richiamato l’attenzione sul «paradigma della sinodalità che si esprime in queste parole: “È parso bene allo Spirito Santo e a noi…”. È auspicabile che tutti noi, popolo di Dio, le pronunciassimo». E ancora: «Il protagonista di questo processo sinodale è lo Spirito Santo, che non è una prerogativa di alcuni, nemmeno solo dei vescovi, ma di tutti noi battezzati. Siamo chiamati a compiere una “conversione”, che non tocchi tanto la natura, quanto l’esercizio del ministero episcopale».
Ne è seguito un dialogo molto ricco. I vescovi hanno posto varie questioni e criticità: dal maggiore coinvolgimento dei giovani alla necessità di trovare un linguaggio comprensibile; dallo svolgimento del prossimo Sinodo di ottobre all’importanza di scegliere un approccio pastorale (che parte dalla vita, non da una morale disincarnata), alla missione, che non è “fare prediche”, bensì prima di tutto “testimonianza”.
I lavori sono stati aperti da don Alessandro Clemenzia, docente di Ecclesiologia e Vice-Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (Firenze), mentre sul contributo della teologia alla sinodalità ha parlato mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa. «La sinodalità non è un’invenzione della Chiesa del nostro tempo. Essa caratterizza la vita ecclesiale, ma va evitato che la sinodalità si riduca a mera dimensione organizzativa. La teologia è chiamata ad offrire un contributo critico per evidenziare quanto della cultura contemporanea costituisce uno stimolo a riscoprire la sinodalità nella Chiesa».
Cosa può insegnare il cammino del “Global Compact on Education” al Sinodo? Mons. Vincenzo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa e già segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, ha raccontato l’esperienza di un “camminare insieme” che, sulla base delle sfide educative presenti in tutte le società, «ha progressivamente coinvolto responsabili dell’ebraismo e dell’Islam, poi di altre religioni fino all’invito rivolto ai Grandi della Terra di sottoscrivere un patto educativo globale».
Nel dopocena di martedì 18 aprile, gli abitanti di Loppiano si sono presentati ai vescovi. «La serata con la cittadella ci ha fatto vivere la cultura dell’incontro, ma anche l’incontro di culture. È stata un’indicazione per uscire verso tutti, per far incontrare le culture». Così don Vincenzo Di Pilato, docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica Pugliese e coordinatore accademico del Centro “Evangelii Gaudium”. Ripercorrendo i lavori, ha sottolineato che «lo Spirito Santo ha creato un’atmosfera di accoglienza reciproca e di ascolto, di apertura e di gratuità». Ha ricordato che l’etimologia della parola “sinodalità” viene fatta risalire anche al significato di “varcare la stessa soglia”. «È quello che abbiamo cercato di fare insieme in questi giorni. Sinodalità è questo continuo varcare la soglia, la soglia dell’Altro/altro». Il prossimo incontro per i vescovi italiani del Centro “Evangelii Gaudium” si terrà a Loppiano dal 5 al 7 febbraio 2024.