Loppiano Experience 2022 è terminata, seminando fraternità e fiducia nei cuori dei circa quaranta giovani partecipanti. Un’esperienza che per molti di loro ha superato largamente le aspettative iniziali. Tra divertimento, amicizia, scoperta di sé e impegno.
«All’inizio non volevo venire, per le molte cose che ci sono da fare nel mio Paese… – confida Joelle, giovane libanese – Ma quando sono stata accolta, mi sono detta: grazie a Dio che sono venuta! Non mi aspettavo che tutto sarebbe stato così perfetto. Sono grata di avervi conosciuto e per le relazioni create!». È la mattina di sabato 30 luglio. Al Salone San Benedetto, per i partecipanti a Loppiano Experience 2022 è giunto il momento agrodolce delle condivisioni prima dei saluti. Momento di risate e lacrime, sospeso tra quanto vissuto durante la settimana e il domani, dove donare qualcosa di sé e accogliere contemporaneamente quel pezzetto vissuto dagli altri, componendo così il mosaico di un’indimenticabile esperienza personale e collettiva assieme.
Giunta alla sua terza edizione, Loppiano Experience è un’esperienza promossa dai giovani del “Progetto Giovani” di Loppiano che quest’anno, dal 25 al 30 luglio, ha offerto ad altri coetanei dai 18 ai 30 anni, la possibilità di vivere una settimana nella cittadella, all’insegna della fraternità e dell’unità. Un’esperienza che, ascoltando le loro voci, è stata segnata prima di tutto dalla sorpresa per aver vissuto qualcosa che li ha portati a superare le proprie prevenzioni.
«Io non volevo venire qui, – ammette anche Sabrina, arrivata nientemeno che dagli Stati Uniti – mi hanno iscritto i miei genitori. Il primo giorno mi è sembrato di rivivere il primo giorno di scuola. Ma mi sbagliavo! Tutto l’amore che mi avete dimostrato mi ha fatto diventare una persona migliore!».
Da 30 nazioni
A garantire l’autenticità di un’esperienza anche interculturale, c’era la varietà delle provenienze di partecipanti e animatori. Libano e Stati Uniti, come Joelle e Sabrina, ma anche: Israele, Corea Del Sud, Uruguay, Argentina, Brasile, Benin, Honduras, Paraguay, Polonia, Algeria, Filippine, Croazia, Colombia, Bolivia, Messico, Portogallo, Costa Rica, Venezuela, Ecuador, Panama, El Salvador, Niger, Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Costa D’Avorio, Repubblica Dominicana e Cina.
Il numero più consistente proveniva dalle diverse regioni dell’Italia, come Ginevra: «Anche io, come tanti, non sapevo cosa aspettarmi non conoscevo Loppiano e avevo molti dubbi e ansie, perché ero l’unica della mia regione. Invece, mi sono sentita amata come poche volte nella vita e mi avete tirato fuori un talento che neanche io sapevo di avere: truccare! Questo mi ha dato tanta fiducia in me stessa».
L’ospitalità
Per superare la dinamica ospite-ospitato e vivere un’esperienza di vera amicizia fra tutti, ai partecipanti era stata offerta la possibilità di condividere gli alloggi con i giovani organizzatori del Progetto Giovani. A tal proposito, Juan, argentino, ricorda un episodio significativo di Loppiano Experience: «Il primo giorno, il programma è stato molto stancante per me. Ad un certo punto, mi sono ricordato che non avevo staccato la lavatrice. Avevo paura di come avrei trovato i vestiti al ritorno. Ma quando sono tornato mi sono accorto che qualcuno li aveva stesi per me! Questo mi ha cambiato la settimana! Ho vissuto una sensazione di pace e ho capito che mentre ero debole qualcuno è stato pronto a sostenermi».
Cose da vivere, persone da conoscere
Ogni giornata cominciava con un “input” da mettere in pratica per il resto del giorno: “amare tutti”, “amare per meglio dialogare”, “prendere l’iniziativa”, “essere ospitali verso tutti”. Poi, prendevano il via tante esperienze diverse: laboratori artistici, musicali, teatrali, per imparare a gestire le proprie emozioni, motivazionali, passeggiate ecologiche e tanti giochi.
«Io non sono mai stata una persona molto socievole – racconta Virginia – ma qui, c’era sempre qualcuno di nuovo da conoscere e tutte le persone con cui sono entrata in contatto mi hanno lasciato qualcosa. Mi sono ritrovata dall’essere una persona chiusa al parlare con chiunque. È stata un’esperienza magica, mi è capitato di ridere o di condividere esperienze di vita importanti, come non mi capitava da tempo!».
Alla scoperta di Loppiano
I giovani di Loppiano Experience sono stati coinvolti anche in una caccia al tesoro alla scoperta di Loppiano. In ogni luogo visitato (Istituto Universitario Sophia, Villa Eletto, Piccolo Seme, Scuola Loreto, Atelier di Hung, Bottega di Ciro e Campogiallo) era nascosto un indizio utile per scoprire la tappa successiva. Petro, che è tanzaniano ma vive a Roma con il fratello, è stato particolarmente colpito dall’incontro con lo scultore Roberto Cipollone, in arte “Ciro”: «In questi giorni ho imparato tanto. Da lui, che non tutte le cose considerate non più utili sono inutili: noi possiamo cambiare tutto ciò che vediamo inutile in qualcosa di utile. Anche nella nostra società possiamo essere ambasciatori di ciò che abbiamo imparato qui. E se vediamo qualcosa di inutile, possiamo ragionare, e cambiarla in qualcosa di utile. Anche io, d’ora in poi, proverò a fare così».
Poi, è venuta la sera del giovedì, con la “Serata interculturale”, dove sia i giovani che gli abitanti della cittadella hanno avuto la possibilità di presentare la cultura della propria nazione attraverso un piccolo stand, allestito con magliette, bandiere, piatti tipici, storie, musiche o balli. Così, ogni partecipante, grazie ad uno speciale passaporto creato per l’occasione, ha avuto l’opportunità di fare il giro del mondo in una sera.
Il viaggio si è concluso con una danza, tutti insieme, sulla coreografia della canzone del Gen verde “We choose peace”. Per ricordare che, da qualsiasi parte del mondo si provenga, noi crediamo e scegliamo la pace.
Alla fine, è Clarissa dell’Honduras a chiudere il giro: «Io sono al Progetto Giovani da un anno, e ho iniziato facendo Loppiano Experience. Per questo sono voluta restare… ho fatto amicizie che sono ancora in piedi. Quindi, non vi preoccupate, quando andate via, tutto questo non finirà. Tutti dicono che a Loppiano si vive in una bolla e che quando si torna a casa non sarà lo stesso. Ma questa è una realtà e quando torneremo a casa resterà in noi».