Settimana di incontri a Sophia tra docenti e studenti appartenenti alle due fedi monoteiste. “Wings of Unity” è un cammino iniziato nel 2016. «Desideriamo essere uniti non contro qualcuno, ma per un’unità che includa tutti», ha sottolineato l’accademico Shomali originario di Qom, città sacra dell’Iran.
La tradizionale serata degli abitanti della cittadella con il prof. Mohammad Shomali, infaticabile promotore del dialogo tra musulmani e cristiani, è stata ancora una volta coinvolgente. L’incontro del 16 maggio, all’Auditorium di Loppiano, è stato arricchito dai contributi dei professori di Sophia, Piero Coda e Roberto Catalano. «Non ci sarebbe bastato vederci su Zoom – ha esordito il prof. Shomali –, per cui abbiamo aspettato da gennaio 2020 per poter stare in presenza». Così è ripreso il cammino di “Wings of Unity” (Ali dell’unità), animato da un gruppo di ricerca composto da Shomali – direttore dell’Istituto internazionale per gli studi islamici di Qom, città sacra dell’Iran –, alcuni suoi collaboratori, studenti e studentesse di master o dottorato in studi islamici dell’università di diverse parti del mondo, docenti dell’Istituto universitario Sophia.
Si tratta di una settimana di dialogo. «Nel 2016 abbiamo avviato questo tipo d’incontro – ricorda Roberto Catalano, esperto di dialogo interreligioso –, grazie all’amicizia con il prof. Shomali, che risale agli anni Novanta. Con alcuni studenti iraniani, egli è venuto a Loppiano e successivamente noi in Iran. In seguito, sei studentesse dell’istituto di Qom sono venute a Sophia per un mese di studio. La conoscenza tra Shomali e Coda ha fatto nascere Wings of Unity”».
«Non siamo un gruppetto tra i tanti visitatori della cittadella, ma gente che torna nella sua seconda casa», ha precisato con indubbia cordialità l’accademico iraniano. «La testimonianza di voi abitanti di Loppiano aiuta il nostro cammino verso l’unità, perché ci date speranza». «In questo momento, la necessità dell’unità è avvertita in modo forte. Desideriamo essere uniti non contro qualcuno, ma per un’unità che includa tutti. Per questo portiamo giovani musulmani e cristiani a vivere una settimana di unità. Finora ne abbiamo coinvolti 200».
«Questo nostro cammino non è una nuova forma di dialogo interreligioso – ha tenuto a precisare Shomali –, né un processo di costruzione della pace. Noi siamo oltre questi due stadi». E ha spiegato i frutti dell’unità vissuta: «Grandi benefici nel rapporto personale con Dio, comprensione di cose nuove grazie al dialogo, coinvolgimento di altre persone in varie parti del mondo all’insegna de “L’unità di Dio e l’unità in Dio”». «Non cerchiamo di fare compromessi sulle nostre religioni». Lo muove infatti una convinzione, fondamento di ogni dialogo: «Se siamo autentici nella nostra fede, dobbiamo aprirci, non chiuderci. Se la fede è dono di Dio, allora ci apriamo. Quelli forti nella fede cercano di aprirsi». Un messaggio coraggioso in questo tempo di timori e chiusure.
«È un progetto ardito da molti punti di vista, ma molto fruttuoso», ha commentato Catalano. Il prof. Piero Coda ha esordito con una battuta. «Da teologo, vorrei capire bene e sistematizzare tutto in un quadro chiaro di riferimento. Ma ho rinunciato. Questa via dell’unità ci mette insieme, musulmani e cattolici, su un cammino che non conosciamo. Non c’è un progetto, non sappiamo dove ci porterà. Ma è certo che siamo di fronte ad un’azione di Dio». E ancora: «All’inizio, ho proposto al prof. Shomali di fare il Patto dell’amore reciproco e lui lo ha fatto così seriamente, che tutto è iniziato. Stiamo vivendo un’esperienza piena di sorprese e di gioia. È questa l’avventura di “Wings of Unity”».