Viaggio di andata e ritorno ai confini dell’Ucraina per portare alcune famiglie nel Valdarno e a Loppiano. Il racconto e le impressioni di Rosario Ranno, abitante della cittadella, uno degli autisti della missione.
La prima impressione di Rosario è quella della «massima tranquillità e apparente normalità, pur essendo a pochi chilometri dal confine tra Polonia e Ucraina». «Nessun rumore di scontri, nessun bagliore di guerra. Solo sulle strade colonne di mezzi militari e veicoli di soccorso». «Fuori dal centro di accoglienza stazionavano una camionetta della polizia e un gruppo di volontari. L’impianto sportivo è stato adattato per ospitare i profughi ucraini». Seconda impressione: «Dentro il centro, 300 brande allineate e dignitosamente ordinate, un grande tavolo con il necessario per le merende. Tutto ben organizzato, grazie ai volontari». E ancora: «Tanta gente in quell’ambiente, ma nessuna storia in comune, salvo la tragedia della guerra. Dolore silenzioso sui volti e tanta compostezza».
Siamo a Tomaszow, cittadina polacca all’altezza di quella ucraina di Leopoli. Rosario Ranno è un cittadino di Loppiano, che ha fatto parte di un quartetto partito per raccogliere alcune famiglie che potevano essere ospitate nel Valdarno. La Caritas e la comunità degli ucraini di Montevarchi avevano preso contatto con il centro di accoglienza. Un viaggio di 3.600 chilometri in totale. La tappa intermedia all’andata è nella città polacca di Katowice, ospiti del focolare maschile. Assieme a Rosario, c’erano il responsabile della comunità di Nuovi Orizzonti di Montevarchi, un volontario autista e il capo missione, Graziano, presidente del comitato Ukrain-Aid. Viaggio tranquillo, senza inconvenienti sulle strade e per il pulmino.
«Mentre eravamo in quel centro, è arrivata la notizia che una coppia con quattro figli voleva venire con noi. Andiamo a prenderli in un centro distante 40 chilometri». Un alloggio per un nucleo di sei persone non è facile da trovare, ma quello preparato a Loppiano poteva andare. Ma ecco la sorpresa. «In realtà erano sette – prosegue Rosario –. C’era anche la nonna. Come fare? Smembrare la famiglia? Impossibile. I bambini sono piccoli, per cui non sarebbe stato difficile per loro abitare in sette».
La partenza è fissata alle 5,00 del terzo giorno. «Partono con noi una giovane mamma con due figli autistici e tre signore di mezza età. Poi si fa avanti un uomo di 86 anni, dal passo lento. Vuole raggiungere moglie e figlia, residenti a Torino. Ma noi non possiamo arrivare fino a là». Cosa inventano, allora? La persona di Nuovi Orizzonti telefona al responsabile della comunità di Bologna. È disponibile ad incontrarli al casello autostradale di Bologna e portare l’anziano ucraino a Torino.
«Tappa intermedia in Slovenia, con calorosa e curata accoglienza nel Centro Mariapoli di Planina e il 25 aprile arrivo a destinazione». Il viaggio è stato finanziato dal Comitato Ukrain-Aid del Valdarno, che raduna enti caritativi e privati cittadini, e dal Banco del Valdarno. Le Caritas parrocchiali assicurano ai profughi la consegna di beni di prima necessità. Rosario, siciliano di Caltagirone (Catania) arrivato con la moglie Ornella a Loppiano nell’agosto 2015, è pronto per un’ulteriore trasferta, «molto grato – precisa – verso i responsabili della cittadella per avermi permesso di fare questo viaggio».