A Firenze, dal 23 al 27 febbraio si tiene la seconda edizione di “Mediterraneo, frontiera di pace”, con i vescovi e i primi cittadini dei Paesi del Mare Nostrum. Interverranno papa Francesco, il presidente Mattarella e il premier Draghi. Una relazione è stata affidata al prof. Argiolas, rettore di Sophia.
L’incontro è un autentico azzardo. Con inevitabili conseguenze a livello ecclesiale e civile. E con un accresciuto tasso di rischio ora che l’appuntamento dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, all’insegna del titolo “Mediterraneo, frontiera di pace”, si svolge in perfetto sincronismo – Firenze, 23-27 febbraio – con i venti di guerra che soffiano in Ucraina. Adesso le attese sono ancora più rilevanti e impegnative. Tanto più che il programma prevede dei documenti finali. Operazione, questa, densa di complessità e di domande: i testi si limiteranno a una proclamazione di principi e ad un’esortazione al bene comune? troveranno spazio impegni concreti, obbiettivi precisi e l’individuazione di chi fa cosa?
Grande azzardo, ma anche formidabile opportunità. La strategia messa in campo da Putin nell’Europa orientale finisce infatti per assegnare all’incontro del Mediterraneo una portata più vasta dei confini del Mare nostrum. L’intento di scommettere sulla comunione tra vescovi e sulla collaborazione tra sindaci può rivelarsi una formula vincente per valorizzare in rete la capillare presenza spirituale e sociale delle Chiese locali e per attivare la diplomazia delle città che si affacciano sul Mediterraneo. Si tratta dunque di un avvenimento da seguire, dopo la prima edizione, svoltasi a Bari nel 2020.
Dopo la fase introduttiva nel pomeriggio di mercoledì 23, con la prolusione del card. Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, il saluto del sindaco di Firenze, Nardella, e l’intervento del presidente del Consiglio dei ministri, Draghi, i lavori si svilupperanno distintamente per vescovi delegati e sindaci. Per i primi, sono attese, in Santa Maria Novella, le relazioni del prof. Andrea Possieri, docente di Storia contemporanea all’Università di Perugia, su “Quali diritti per le comunità religiose nella città?” (giovedì 24) e del prof. Giuseppe Argiolas, rettore dell’Istituto universitario Sophia, su “Quali doveri per le comunità religiose nella città” (venerdì 25). I vescovi saranno di seguito impegnati in tavoli di confronto e nella discussione in assemblea plenaria. La riflessione sarà attraversata dalle grandi urgenze dei dialoghi, dell’aiuto alle popolazione sofferenti, della piaga dell’emigrazione e dei flussi migratori. Quattro i bacini per affrontare le sfide: europeo, balcanico, mediorientale, nordafricano.
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha convocato i sindaci delle principali città rivierasche. I temi riguardano cooperazione culturale, sicurezza sanitaria ed emergenza sociale, tutela dell’ambiente e cambiamento climatico, migrazioni tra le sponde del Mediterraneo. «Il grande lago di Tiberiade», lo definiva Giorgio La Pira, (il sindaco “santo”, per i fiorentini), mentre per Papa Francesco quel mare è «il più grande cimitero d’Europa». Riprova di quanto sia mutato lo scenario. A questa sfida risponderanno sabato vescovi e sindaci in una mattinata di dialogo nel corso di un’assemblea congiunta che porterà all’approvazione di una Carta comune. Nel pomeriggio, la firma della Dichiarazione di Firenze, a cui sarà presente Luigi Di Maio, ministro deglli Affari Esteri.
Domenica saranno presentate a Papa Francesco le conclusioni dei lavori, poi il Santo Padre incontrerà i sindaci delle città capitali. Prima della Messa nella Basilica di Santa Croce, saluterà famiglie di profughi e rifugiati. La presenza, domenica, del presidente della Repubblica Mattarella conferisce un alto significato a quest’incontro.
Grande anticipatore fu La Pira, capace di avviare nel 1955, in piena Guerra fredda, incontri con i sindaci delle capitali del mondo, mentre nel 1958, assieme al re del Marocco, Maometto V, dette avvio ai Colloqui mediterranei. Nacquero contatti informali tra personalità che non dialogavano tra loro. Soleva dire La Pira: «Il momento importante è quello in cui si interrompono i lavori per prendere il caffè».
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