Nel suo messaggio in occasione della 55.ma Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco propone tre vie all’umanità per un reale cammino di pace: dialogo fra generazioni, educazione e lavoro. L’impegno di Loppiano, laboratorio permanente di fraternità.
Cosa possiamo augurarci alla fine di un anno, mentre si attende, pieni di speranza, l’inizio di quello nuovo? Papa Francesco offre senza sconti una fotografia di ciò che viviamo globalmente: «L’amplificarsi del rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale».
Con questo scenario, il pontefice propone tre vie per la costruzione di una pace dalle radici profonde: «Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana». E conclude: «Si tratta di tre elementi imprescindibili per “dare vita ad un patto sociale”, senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente».
Tre strade che riguardano da vicino la vocazione di Loppiano e l’esperienza che qui è possibile fare.
Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, ha infatti sottolineato: «Questo è un laboratorio dove si può anche imparare l’inclusione nella società, in un mondo che vuole sempre escludere chi non è più produttivo, per vivere una fraternità globale. Non soltanto fra i popoli, ma anche fra le generazioni, dai piccoli piccoli, ai più anziani di Loppiano. Senza dimenticare la presenza delle persone ammalate, che sono un valore aggiunto».
Poi, l’educazione. Papa Francesco, nel suo discorso, rinnova l’invito a sottoscrivere un patto educativo globale «che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente». Anche durante la sua visita a Loppiano, il 10 maggio del 2018, aveva posto all’attenzione della cittadella l’importanza di un particolare stile educativo: «L’educazione deve toccare la testa, il cuore e le mani. Educare a pensare bene, non solo a imparare concetti, ma a pensare bene; educare a sentire bene; educare a fare bene. In modo che questi tre linguaggi siano interconnessi: che tu pensi quello che senti e fai, tu senti quello che pensi e fai, tu fai quello che senti e pensi, in unità».
Infine, il lavoro. Scrive il pontefice: «Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello».
Forse, quest’anno, possiamo augurarci di rafforzare, con più consapevolezza, in ogni luogo che è parte del laboratorio di fraternità di Loppiano, il dialogo e la condivisone tra generazioni, quel suo essere “città-scuola”, come diceva Chiara Lubich, e riscoprire creativamente le potenzialità del lavorare.
Infine, sul tema della pace Loppiano può dare un contributo anche per due sue peculiarità: l’internazionalità e la multiculturalità. Come ha spiegato Jesús Morán, copresidente dei Focolari: «Qui, si vive un esercizio molto concreto, quotidiano, di superamento delle barriere. La convivenza è molto intensa, per cui si devono vincere pregiudizi di ogni tipo».
Ecco, l’augurio allora: che ogni persona che fa un’esperienza a Loppiano, anche per pochi giorni, possa diventare un costruttore di ponti, di relazioni, di pace.
Buon 2022 a tutti!