Un progetto di sviluppo per la Cooperativa Loppiano Prima, con rinnovamento e diversificazione dei vitigni, accresciuta qualità dei vini classici, maggiore promozione dei prodotti e la novità di un rosé frizzante. Su questa base è nata una raccolta fondi per finanziare il futuro.
Sembra che sia stata costituita adesso, vista la febbrile attività dei nuovi dirigenti. E che determinazione nell’aver progettato il futuro della Cooperativa Loppiano Prima per i 24 ettari di vigne. Gli obbiettivi sono molteplici: nuova linea di vini, superiore qualità dei vini classici della casa, maggiore promozione dei prodotti, rinnovamento e diversificazione dei vigneti, riorganizzazione della cantina, fedeltà ad una peculiare modalità di coltivazione biologica.
L’innovazione riguarda anche la modalità di finanziamento: al momento, niente mutui con le banche, né prestiti dai soci o da altri, ma donazioni attraverso una raccolta fondi. Una tale decisione è ardita, tanto più in questi tempi, anche per l’importo prefissato (100 mila euro), ma rivela la convinzione della Cooperativa circa la validità del progetto di sviluppo e la generosa risposta di chi conosce Loppiano e questa attività.
Il nuovo consiglio d’amministrazione si è insediato in luglio, con il mandato dell’assemblea dei soci di rilanciare il comparto vitivinicolo. Certo, ci sono problematiche (e non di poco conto) legate ad aspetti economici, organizzativi e patrimoniali. Tuttavia la dirigenza, forte della storia (anche travagliata) della Loppiano Prima, nata nel 1973, e sostenuta da 3.658 soci (in parte da rivitalizzare), sa di disporre di un’azienda agricola dalle indubbie potenzialità e animata da valori profondi.
La storia racconta che la campagna di Loppiano, abbandonata per l’esodo dei contadini, fu acquistata da volontari e volontarie dei Focolari, fu adottata la formula della cooperativa, con in più il modello dell’azionariato diffuso. «Nacque un’esperienza antesignana dell’agricoltura ecologica – spiega Beatrice Vecchione, presidente della Cooperativa Loppiano Prima –, con al centro l’uomo e la custodia evangelica della natura. Tanto che la produzione fu impostata, 50 anni fa, su criteri biologici (quando ancora non se ne parlava), distinguendosi da altre cooperative di allora». Si tratta di un patrimonio che ha della profezia e risulta di grande attualità, anche alla luce della custodia del creato proposta da Papa Francesco. In questo orizzonte di impegno, nuova vitalità è arrivata dalla costituzione, nel luglio 2020, della Cooperativa Fattoria Loppiano 4.0, che gestisce terreni e fabbricati.
«La qualità del vino 2021 è molto buona», riferisce Luigi Castiglioni, agronomo, membro del consiglio d’amministrazione di Fattoria Loppiano 4.0, riportando il giudizio dell’enologo. Per diversificare la produzione, ecco il rosé frizzante, «un vino giovanile, di consumo fresco, adatto agli aperitivi, adesso molto in voga». Ulteriore impegno per i prossimi cinque anni è quello di rinnovare i vigneti più vecchi e inserire nuovi vitigni bianchi (Chardonnay e Trebbiano), pur non variando la produzione classica del Chianti a denominazione di origine controllata e garantita (docg).
La tradizione biologica a Loppiano ha connotati unici. La base è un dosaggio di rame e zolfo e concimazione con prodotti organici nel pieno rispetto delle normative europee. Ma a questo si aggiunge una specificità, perché le coltivazioni sono circondate solo da boschi e da un paesaggio integro. Il recente, accurato controllo degli ispettori ha constatato ancora una volta che non confinano con Loppiano aziende che concimano e curano le viti con altri criteri, i cui effetti potrebbero contaminare la produzione della Cooperativa.
Per chi desidera sostenere il progetto con una donazione, maggiori dettagli sono reperibili QUI.