La presidente Margaret Karram e il copresidente Jesús Moran a Loppiano dal 28 ottobre al 2 novembre. La consueta visita annuale è la prima per la neoeletta e la prima dopo il lungo lockdown.
D’accordo, era la prima volta che Margaret Karram arrivava a Loppiano da presidente dei Focolari, ma l’aveva visitata in varie occasioni negli anni recenti come consigliere generale. Tanto più, Jesús Moran, copresidente dal 2014. Lui aveva avuto modo di approfondire ogni aspetto della cittadella e, dunque, non aveva motivo per stupirsi. Eppure entrambi, nell’intervista rilasciata alla fine della loro visita, parlano delle sorprese sperimentate.
Possibile? «Non immaginavo – ammette subito la presidente – di trovare così tanta vita, tanta passione nelle persone, tanto entusiasmo negli occhi». E ne spiega il motivo: «Ho visto che c’erano nuove realtà a Loppiano. E questo è segno di maturità, ma anche di creatività e dell’impegno a seguire Dio, perché quando si segue Dio sempre nascono nuove cose». Confida poi una preferenza: «La realtà che ho trovato più nuova e bella è il Progetto giovani. Mi ha proprio preso il cuore, perché fa vedere quanto anche oggi la cittadella ha tanto da dire anche ai giovani».
E come si giustifica lo stupore di Jesús? «Non pensavo di trovare tanta innovazione e tanti progetti dopo la fase di lockdown, in cui tutti, anche qui, siamo stati confinati». In particolare, è rimasto colpito «dall’impegno nei confronti dell’ambiente, da una maggiore sensibilità ecologica e da un’accresciuta apertura sociale in modo che Loppiano sia la casa di tutti, anche degli esclusi». Jesús concorda con Margaret nel sintetizzare il motivo del loro stupirsi in una parola: creatività.
L’immersione nella cittadella è stata totale. Hanno incontrato tutte le componenti della cittadella. Ne hanno ricavato un’esperienza che porta a dire alla neopresidente: «Sono andata da una meraviglia all’altra. Ogni realtà può testimoniare che il carisma di Chiara Lubich è vero». E commenta: «Se qualcuno non crede che si può vivere per Dio in tutti gli aspetti della vita, basta che venga qua e stia qua anche solo pochi giorni».
«Ho vissuto un’esperienza relazionale di una pienezza unica – sintetizza Jesús –, incontrando non solo le varie realtà ma anche le singole persone». Ribadisce che Loppiano è un laboratorio di fraternità. «L’internazionalità qui è un valore, anche perché diventa multiculturalità, cioè scambio di culture, di tradizioni tra persone di varie confessioni cristiane e di varie fedi religiose». E poi non va dimenticata una presenza specifica. «Qui c’è un’università, Sophia, che ha come uno degli scopi la transdisciplinarietà ed è luogo di interpretazione di questi processi così importanti». La sua conclusione è diretta: «Chi fa un’esperienza qui, anche per pochi giorni, diventa un costruttore di ponti, un costruttore di relazioni». Margaret annuisce convinta e aggiunge: «Loppiano è anche un laboratorio di fraternità fra le generazioni, dai bambini agli anziani. E senza dimenticare la presenza delle persone ammalate, che sono un valore aggiunto». Ma non si ferma qui: «C’è anche la chiesa Theotokos. È un gioiello, dove si può pregare per la fraternità e chiedere di imparare di più ad essere fratelli e sorelle. È un luogo da scoprire e mettere al centro della cittadella». Commenta: «Così tutto diventa un esercizio di fraternità». Ne è così sicura, che si sbilancia: «Questo è un laboratorio che non si trova nel mondo».
Prima di partire hanno un augurio per gli abitanti. Margaret si raccoglie un momento e poi: «Curare i rapporti e chiedere a chiunque arrivi, anche se per pochi giorni, di portare tutto quello che è per dare un contributo alla cittadella». Precisa: «C’è la gioia di vivere insieme, c’è il senso di famiglia e c’è la voglia di fare tante cose, ma, se manca la cura dei rapporti, si può sentire il peso di qualcosa». Per concludere, si affida ad una frase di Chiara: «Nessun’anima sfiori la nostra invano». E la prova di questa convinzione viene data alla fine dell’intervista. Dovrebbero essere già in viaggio verso Roma, ma prima di partire vanno a visitare Tino e Agnese Piazza, novantenni, una delle prime famiglie di pionieri, trasferitisi a Loppiano per costruire la cittadella.