35 anni fa ci lasciava improvvisamente a soli 61 anni una delle figure centrali della storia della cittadella. Giovanissimo partigiano, magistrato, focolarino e sacerdote.
Non è stato un economista o un dirigente d’azienda, né un imprenditore o un sindacalista, né un operaio o un uomo d’affari. Eppure Il Polo imprenditoriale di Loppiano porta proprio il suo nome, Lionello Bonfanti. Un connubio che sorge nell’ottobre 2006, quando nasce uno “spazio” italiano delle aziende dell’Economia di Comunione. E nessun dubbio sul nome a cui dedicarlo. Lionello era morto venti anni prima, l’11 ottobre 1986, il giorno dopo aver festeggiato i suoi 61 anni. Chiara Lubich scrisse: «Oggi, improvvisamente, Lionello ci ha lasciati. Sembra proprio che il Cielo si prenda i più innocenti, i più limpidi».
«Lionello e il Polo, due vocazioni diverse ma convergenti, che Chiara Lubich ha fatto incontrare – fanno presente qui a Loppiano –. Ci ricordano così che la profezia economica del Polo è parte essenziale della profezia della cittadella». Lionello Bonfanti, focolarino fin dal 1953, magistrato di professione, ha vissuto 15 anni a Loppiano.
Nel 1966 la fondatrice dei Focolari chiede a Lionello di andare nella cittadella per sovrintendere a tutto quello che c’è da costruire, dagli alloggi alle strade, dai luoghi di lavoro ai rapporti con il comune di Incisa in Val d’Arno e con le istituzioni regionali. Un compito, insomma, da “sindaco”, come veniva familiarmente chiamato dagli abitanti della cittadella. Lionello coinvolge nelle decisioni da prendere, media tra posizioni diverse, valorizza le varie competenze. Tutto è nuovo e nulla è facile.
Accoglie personalità ecclesiastiche, esponenti di diverse religioni, uomini politici e comunicatori. E con la stessa cura è disponibile con chiunque salga a Loppiano. Sia chi porta qualche grana, sia chi chiede consigli, sia chi è in crisi coniugale. Qualcuno fa presente a Lionello che la sua pazienza con tutti è «perfino esagerata». Scriverà più avanti: «La pazienza è una forza indispensabile, dataci da Dio stesso, per “vederlo” in ogni situazione che ci fa soffrire e per far sì che i nostri rapporti coi prossimi siano orientati a meritare la presenza di Gesù e “vedendo” Lui, “vedere” il Padre». Alla scuola di formazione dei focolarini insegna Etica politica, con lezioni molto ricche per il patrimonio culturale acquisito, ma anche per il suo grande interesse per la politica fin da giovanissimo. Quando l’Italia entra in guerra, Lionello si sente profondamente interpellato e si schiera con la resistenza. Nel 1945 sarà arrestato e condannato a morte. Solo l’intervento nascosto del carceriere gli salverà la vita.
Lionello lascia Loppiano nel 1980. Chiara Lubich gli chiede di dedicarsi a compiti di rappresentanza dei Focolari presso alcuni organi della Santa Sede e della Conferenza episcopale italiana. La fondatrice lo vuole accanto a sé per la revisione degli Statuti dei Focolari. Lionello lascia la cittadella proprio quando sta per essere approvato il piano regolatore comunale, che darà finalmente alla cittadella un riconoscimento urbanistico e qualche autonomia.