Il prossimo 12 luglio ricorre il 57° anniversario della morte di Vincenzo Folonari, donatore della terra su cui si costruirà Loppiano. Lo ricordiamo in dialogo con Michele Zanzucchi giornalista e docente presso l’Istituto Universitario Sophia.
«I Folonari erano “quelli del vino”, una famiglia bresciana, estremamente ricca, imparentata col futuro papa Montini. Avevano molte proprietà in giro per l’Italia, conobbero la realtà dei Focolari grazie a Giulia, la figlia maggiore, che poi, piuttosto rapidamente, seguì Chiara Lubich a Roma» riassume Michele Zanzucchi.
Ci siamo incontrati a “Sophia”, qui a Loppiano, dove lui insegna comunicazione. Fa caldo. Parecchio. Come quel 12 luglio del 1964 in cui il giovane rampollo della famiglia Folonari, Vincenzo, conosciuto da tutti come “Eletto”, perse la vita immergendosi nelle acque del lago di Bracciano.
Vincenzo era il proprietario della terra su cui oggi sorge l’Istituto Universitario Sophia e la stessa cittadella. La donò al nascente Movimento dei Focolari quando decise di entrare in focolare, attratto “da quello stato di consacrazione, assunto senza mutare esteriormente né vestito né lavoro, e dallo spirito, in cui quella consacrazione era vissuta armonizzando semplicità, innocenza e modernità di vita¹” , come racconta Igino Giordani, cofondatore dello stesso Movimento e suo primo biografo. Insomma: un giovane ricco che decise di farsi povero… «Vincenzo non era quel che si dice una persona attaccata alle cose, era molto libero, un atteggiamento più pastorale, di apostolato» precisa Michele. A quei tempi, Vincenzo-Eletto, aveva affidati i bambini, i “popetti” (NDR: bambini, in dialetto trentino) come si chiamavano allora. Michele Zanzucchi era uno di loro: «Ricordo che dal focolare di via Mariano Dionigi a Roma, andavamo a fare i nostri incontri (che erano per i 4/5 di gioco) nel fosso vicino Castel Sant’Angelo. Grandi partite di pallone, scalate dei muri del giardino. Eletto era particolarmente portato per i bambini, organizzava sempre giochi nuovi. Gli volevamo un bene da matti. Era una figura bella».
Ma torniamo a Loppiano.
«C’era questa proprietà che spettava a Vincenzo, qui a Loppiano – prosegue Michele – e don Foresi (NDR: si tratta di Pasquale Foresi, considerato da Chiara Lubich cofondatore del Movimento dei Focolari assieme a Giordani) volle venire qui per vederla prima di venderla, perché servivano dei soldi per i vari progetti del movimento. In particolare, per ingrandire la “Mariapoli Romana”, che stava crescendo ai Castelli Romani». Sembra, infatti, che ci fosse già un possibile acquirente, un imprenditore interessato al luogo per farne un centro per l’allevamento dei cavalli da corsa.
«Vennero con mio padre, e videro che il luogo era bellissimo, che le proprietà agricole erano buone. C’era questa grande villa che aveva ospitato lo scrittore e saggista italiano Giovanni Papini, e c’erano 3 lotti di terra: uno attorno a Campogiallo, uno intorno alla villa, l’altro in mezzo. Poco alla volta, arrivarono all’idea che il luogo poteva essere adatto a costruire la scuola dei focolarini e anche altro. Così, si decise di tenerlo… era il 1963».
Nell’ottobre del 1964, cominciò l’avventura della cittadella. Ma Eletto non c’era già più. Il 12 luglio dello stesso anno, era morto annegato, vittima delle correnti ascendenti e fredde del lago di Bracciano. “S’era calato in acqua per non più risalire. […] Quando morì, aveva 33 anni”, scrive Igino Giordani nella sua biografia. E ricorda, per concludere, la lettera scritta dal giovane il giorno successivo alla sua consacrazione totale a Dio, nel Movimento dei Focolari: “Ho scelto Dio per sempre, solo Lui. Nessunissima altra cosa! […] L’anima è ritornata bambina, vuota di tutto, disposta solo ad amare e con delicatezza e perfezione. Ho lasciato definitivamente tutti i miei beni (non avevo nessun merito per possederli perché ricevuti gratis) ed è stato Dio, solo Dio, che pian piano ha saputo portarmi a questo punto…”.
[1] Da Vincenzo Folonari, di Igino Giordani, 1965, Città Nuova Editrice