“Desideriamo condividere con voi, che siete la nostra nuova famiglia, l’esperienza vissuta quest’anno e insieme celebrare e ringraziare”. Così, i giovani che hanno partecipato alle Scuole gen di Loppiano in questo anno 2020-2021, hanno invitato gli abitanti della cittadella a partecipare alla cerimonia conclusiva delle Scuole Gen, che si è tenuta in Auditorium sabato 19 giugno.
Sono arrivati a Loppiano da diversi Paesi, non solo europei: Polonia, Brasile, Messico, Venezuela, Germania, Croazia, Italia, e tanti altri. Se chiedi loro di esprimere in una parola l’esperienza fatta alle Scuole Gen 2020-2021, ti rispondono tutti con un’espressione diversa: agape, uscire, amore di Dio, continuità, famiglia, ricominciare, fiducia, fernweh, che è una parola tedesca difficile da tradurre in italiano, che significa “nostalgia dell’altrove”, espressione che descrive il desiderio umano di lasciare le circostanze conosciute, quotidiane ed aprirsi al vasto mondo esterno. E poi, “coraggio”, di quello, ne hanno avuto parecchio!
Sono arrivati in tempo di pandemia, con le restrizioni, ognuno con le più diverse motivazioni. C’è chi ha deciso di venire per fare una bella esperienza con persone di altre culture, chi per conoscere meglio se stesso, chi per crescere, chi per mettere a frutto quest’anno per sé, per la propria vita, superando smarrimento e paura, fidandosi, anzi affidandosi a Dio.
Racconta Mariela del Messico: «Vivere isolata, spaventata e rinchiusa, nella pandemia, mi ha aiutato a riconsiderare i miei valori e a mettere in prospettiva ciò che voglio dalla mia vita. Mi sono quindi interrogata su alcuni temi, tra cui il mio rapporto con Dio, così ho deciso di rinunciare alla mia comfort zone, conoscere le radici della mia fede, capire il motivo di tante domande e verificare il mio modo di relazionarmi con gli altri…». Miriam dell’Italia invece, si sentiva senza una direzione, con le idee poco chiare sul futuro. E poi, c’era anche quella certa pesantezza sul cuore: «Forse, per lo stare in casa a cui tutti eravamo costretti, mi ero allontanata dall’andare a cercare Dio in chiesa o nell’altro. In me stessa non lo trovavo più. Forse, mi mancava ossigeno per l’anima per trovare nuova forza e linfa dentro di me e andare avanti con coraggio in quello che mi aspettava per il mio futuro, tuttora incerto».
Insomma, sono partiti con tante aspettative e… alla fine, com’è andata?
Radoslaw, che viene dalla Polonia, ci racconta: «Ho fatto l’esperienza di conoscere di più me stesso, di capire tante cose del mio passato, di perdonare gli altri e me. Ho trovato la vera libertà che ci viene da Dio». La radice di questa “conversione”, in un momento particolare: «Durante una confessione ho scoperto che Dio è Amore e mi ama immensamente. Che non giudica il mio passato. Questa esperienza è stata fondamentale per me, e ha cambiato a 360 ° il mio modo di vedere Dio, gli altri e me stesso!».
María Fernanda, venezuelana, invece, ci confida: «Ho imparato che ognuno è diverso, che ognuno ha una storia, e che io posso risolvere i problemi da sola ma che insieme, con tutte le mie nuove sorelle, è meglio! Fa sì che veramente costruiamo l’unità fra di noi!».
Clara, che è tedesca, ci ha confessato: «Ho fatto un’esperienza meravigliosa! Non solo sono cresciuta nella fede, ma ho anche fatto nuove amicizie e incontrato tante persone che hanno un rapporto molto forte con Dio. Una cosa che io non ho mai sperimentato. Così, attraverso loro, ho potuto capire meglio chi è Dio. Ho ancora tanti dubbi sulla sua esistenza, però sono felicissima di aver potuto affrontare questo argomento!». Julianny, brasiliana, ha raccontato: «Ho fatto una bella esperienza di crescita personale, ho imparato a vedere alcune cose dal punto di vista dell’altro, donandomi in ciò che era possibile e trovando Gesù in chi mi circondava».
Da ottobre ad oggi, non sono certo mancati inevitabili momenti di crisi… Inevitabili, quando si fa un’esperienza che è anche di crescita!
«Il momento più difficile per me è stato l’inizio della Scuola Gen – continua Julianny – sono arrivata a Loppiano a gennaio, e tutte le altre si conoscevano già. A volte, mi sono sentita un po’ sola ma ho cercato di mettere da parte le mie insicurezze e fare unità con loro».
Mariela ricorda che una delle difficoltà più grandi per lei è stata riuscire a capire il punto di vista dell’altro, anche quando sembrava assurdo. Come, per esempio, quando una di loro aveva scelto di cucinare un piatto esotico invece di uno più facile, economico e sano. «Un’altra cosa forte – aggiunge – è stata imparare a vedere la bellezza di ogni persona senza dare giudizi affrettati».
Disunità, mancanze, incomprensioni risanate con l’amore, necessaria ombra, per far risaltare meglio i contorni di un’esperienza, la visione d’insieme. «Le esperienze più belle sono state quelle in cui ci siamo prese del tempo per noi, – confida Miriam – che fosse giocare, mangiare qualcosa insieme, guardare un film, chiacchierare, andare a guardare le stelle o condividere le nostre storie. Soprattutto, gli incontri che noi chiamiamo “di unità”, per andare in profondità. Lì davvero il tempo si fermava, non c’era nient’altro, solo noi e Gesù in mezzo a noi, che si faceva sentire proprio quando ci mettevamo ad ascoltarci l’un l’altra e ci scambiavamo tutto quello che avevamo in cuore».