Stella Marilène Nishimwe viene dal Burundi e frequenta l’Istituto Universitario Sophia da 2 anni e 3 mesi. Tra poco otterrà la laurea magistrale in scienze politiche. In questa intervista si racconta, parlando della sua crescita personale e di quello che sogna per sé stessa e per l’Africa.
Marilène, tu sei arrivata a Sophia più di 2 anni fa. Ora che stai concludendo il tuo corso di studi in scienze politiche, puoi dirci che cosa ti ha dato l’esperienza vissuta in questa università?
Ho sempre voluto fare un’esperienza di studio diversa e ho trovato a Sophia ciò che cercavo: un luogo in cui non si cerchi solo di assimilare una materia, ma dove si richiede anche riflessione e dialogo. Sophia mi ha dato la possibilità di farmi delle domande sulle mie convinzioni, ma in un modo positivo, partendo dalle cose di base, come la mia fede o la mia cultura. Posso dire che, proprio grazie al dialogo con persone che hanno un’altra fede o un’altra cultura, grazie a tanti momenti di qualità passati insieme a loro, ora sono più cristiana di prima e più vera burundese. Sophia mi ha aperto al mondo, ma senza farmi perdere la mia identità.
Il fatto che l’Istituto Universitario Sophia sia inserito nella cittadella di Loppiano, ha arricchito in qualche modo la tua esperienza?
Direi da una parte sì e da un’altra no. Sì perché il fatto che Sophia sia inserita in una cittadella internazionale come Loppiano mi ha protetto: non mi sento mai straniera quando sono a Loppiano ed ho anche l’opportunità di vivere un’esperienza interculturale unica. Direi invece no, perché anche se Sophia è a Loppiano, rimane un’università e tu devi studiare e dare gli esami e perciò non è sempre facile partecipare in modo attivo alle attività della cittadella.
Sappiamo che tu, come altri studenti di Sophia, sei impegnata nel progetto “Together for a New Africa”, per una leadership responsabile dei giovani africani. Come sta andando avanti il progetto? La pandemia vi ha fermati?
“Together for a New Africa” è un progetto nato alcuni anni fa da studenti africani che studiavano a Sophia. Vedendo le sfide del loro continente volevano insieme ritornare in Africa e preparare i giovani, renderli capaci di affrontare queste sfide attraverso una leadership illuminata dalla cultura dell’unità. Così, dal 2018, circa 100 giovani provenienti dall’Africa dell’est e dalla Repubblica Democratica del Congo, insieme ai loro tutors, seguono ogni anno, in Kenya, un corso di formazione che prevede un ciclo di 3 anni. Dopo questo percorso, ritornano nei loro Paesi per applicare e sviluppare, nella loro vita e nelle loro attività, ciò che hanno imparato.
La pandemia non ci ha fermati, ci ha solo insegnato altri modi per continuare a portare avanti il progetto. All’inizio di gennaio abbiamo fatto la terza formazione, cioè l’ultima per il primo gruppo di studenti, ma speriamo, se non cambia niente, di ritrovarci nei prossimi mesi per concludere insieme questo ciclo. Per loro, comunque, il progetto non finirà, perché diventeranno con noi protagonisti nel portarlo avanti. Intanto, si fanno alcune attività nei diversi Paesi, ma anche insieme. Per esempio, nell’ultima formazione, si è deciso di leggere e approfondire insieme la nuova enciclica del Papa “Fratelli tutti” perché ci interpella molto e ci spinge verso un cambiamento più profondo.
Che programmi hai per il futuro?
Non è una domanda facile questa… Mi è sempre piaciuto insegnare, perché mi dà tanta gioia riuscire a trasmettere ad altri delle conoscenze. Credo che sia una delle strade per aiutare qualcuno a realizzarsi. Quindi la mia idea per il futuro, è tornare in Burundi e mettere in pratica, attraverso l’insegnamento, ciò che Sophia mi ha offerto. Rimango aperta però alle sorprese della vita.