Rosanna Antonazzo, dopo aver vissuto alcuni anni a Loppiano, è partita per Lecce, dove si è aperto un nuovo focolare. E l’avventura continua….
«Forse molti non mi hanno conosciuta a Loppiano, perché sono un tipo riservato, si direbbe che non sembro una del sud Italia!». È così che esordisce Rosanna Antonazzo, focolarina, abitante di Loppiano negli ultimi 2 anni. Qui, nella cittadella, ha dato un aiuto prezioso nella cura e nell’accompagnamento delle focolarine più anziane.
Poi la partenza per Lecce: «Per me è stata una gioia immensa accettare la proposta che mi veniva fatta di venire qui a Lecce, con Donata e Carla, ad aprire questo focolare. Io sono nata proprio da queste parti, nel profondo sud della Puglia e quando sono partita, lasciando la mia terra e la mia famiglia per seguire la strada del focolare, a Lecce c’era solo una piccola comunità. Piccola sì, ma con l’entusiasmo e la vitalità che contraddistinguono le comunità nascenti: persone che avevano conosciuto da poco la spiritualità del Movimento dei focolari e avrebbero voluto comunicarla a tutti!».
E ora, tornando, che cosa hai trovato?
«Una realtà molto matura, tante concretizzazioni. Qualche esempio? La casa-famiglia “Chiara Luce” che ospita gestanti e madri (sia italiane che straniere) con figli a carico in stato di disagio. Il focolare sacerdotale, un vero faro di luce per tutto il territorio. Il Premio Fraternità a Novoli (LE) che mette in luce le istituzioni che contribuiscono a far crescere la fratellanza. E tante altre espressioni concrete della cultura dell’unità».
Insomma una comunità viva…
«Vivissima! Per dirla con un’espressione usata da Maria Emmaus Voce, attuale presidente del Movimento, vedo che tutti sono protagonisti: nessuno è trascinato da nessuno. Quando, per esempio, si tratta delle nuove generazioni, tutti gli adulti sono coinvolti: le intere famiglie si mettono a disposizione per trasmettere questi valori anche ai più piccoli».
Quindi è questa comunità che vi ha accolte al vostro arrivo?
«Per mesi hanno preparato l’apertura del focolare: hanno cercato l’appartamento più adatto e anche tante cose per l’arredamento: il frigorifero, le sedie, una cameretta completa di letto, armadio, comodino. In una parrocchia si sono mobilitati e hanno caricato un’Ape con alcuni mobili per il focolare. Ma sono arrivate anche le cose meno indispensabili…».
Per esempio?
«Io sono sarta e mi piace cucire, mi sembra un lavoro molto creativo. Ma per fare le mie “creazioni” avrei avuto bisogno di un ferro da stiro professionale. Non ho fatto quasi in tempo a dirlo… e il giorno dopo è arrivata una persona che me l’ha messo a disposizione. Non solo! Dopo una settimana dal mio arrivo ho perfino trovato lavoro in questo campo. Una persona della comunità mi ha fatto conoscere una sarta che mi ha subito inserita nel suo atelier, un laboratorio di una certa fama, oberato di richieste. La cosa che più mi ha colpito, però, è che il giorno che mi sono presentata al lavoro, quella signora aveva le lacrime agli occhi e mi ha detto: “Io non sono praticante, ma credo che qualcuno lassù ci ascolti. Avevo proprio bisogno di una persona che mi aiutasse e sei arrivata tu!”».
Quindi hai iniziato subito! Certo è incredibile pensando a come è difficile oggi trovare un impiego…
«Grazie a Dio la casa in cui abitiamo è così grande che posso anche avere un angolo per il mio lavoro. La signora, dopo due giorni, è venuta a portarmi tanto lavoro da fare e mi ha detto: “Sai che ieri mio marito mi ha vista arrivare a casa e mi ha detto che mi vedeva diversa, voleva sapere che cosa fosse successo. Gli ho detto che ti ho conosciuta e che per me sei stata la risposta”».
Insomma, state vivendo, come diceva Chiara, una “divina avventura”.
«Ci sentiamo continuamente accompagnate dall’amore di Dio. Ogni giorno arriva qualcosa. Certo è l’amore smisurato di queste persone, ma per noi è come una conferma: è volontà di Dio essere qui e dare la vita per questa umanità, per le persone che vivono in questo estremo e bellissimo lembo di terra italiana. Certo, non si sa in realtà se siamo noi a sostenere loro o viceversa… Fa una grande impressione vedere che quella fraternità che si vive a Loppiano, la trovi anche qui, espressa certamente in modi diversi, ma è la stessa realtà, quello per cui viviamo e che vogliamo prima di tutto testimoniare. E per farlo, basta la vita di ogni giorno, i rapporti quotidiani con i vicini, la padrona di casa, i negozianti, i parrocchiani…».
Ecco, Loppiano funziona come un cuore pulsante: l’esperienza di fraternità che si fa qui si moltiplica e si amplifica in tutti gli angoli della terra dove arriva uno dei suoi abitanti. Auguri a Rosanna e alla comunità di Lecce!