Il 22 gennaio del 1920, esattamente cento anni fa, nasceva a Trento Chiara Lubich. Quel giorno nessuno poteva immaginare che la sua vita avrebbe trasformato quella di migliaia e migliaia di altre persone nel mondo intero. Bennie Callebaut, docente presso l’Istituto Universitario Sophia, è l’autore del libro “La nascita dei Focolari”, frutto di un lungo studio sociologico e storico. In questo articolo ci aiuta a scoprire il contesto in cui Chiara ha vissuto e che ha fatto da culla al suo carisma.
Ho conosciuto Chiara tramite il Gen Rosso, nel 1968. Avevo ancora qualche vago ricordo dell’atmosfera del secondo conflitto mondiale e dei primi anni del dopoguerra, ed avevo vissuto, anche se da bambino, come chierichetto, la Chiesa del preconcilio. Più tardi, però, mi sono reso conto che raccontare la storia di Chiara alle generazioni nate negli anni 70, 80, e successivi, non era più la stessa cosa. Cosa si poteva capire, per esempio, della forza dirompente della parola “amore”, così come la usava Chiara, in un tempo in cui questo concetto non era quasi mai evocato se non all’interno dei conventi, quando si parlava di mistica?
È stato questo uno dei motivi che mi ha spinto a realizzare questo lavoro di ricerca, per restituire alle nuove generazioni il contesto nel quale è emerso il carisma. Ho iniziato nel 1985, con l’incoraggiamento del mio professore e di Chiara stessa, e ho concluso vent’anni dopo.
All’inizio, però, ho vissuto un’esperienza molto forte. Addentrandomi nell’atmosfera del trentino in quei primi anni della vita di Chiara, fino agli anni quaranta, e familiarizzandomi, poi, con l’Italia degli anni cinquanta, ho avuto una reazione molto spontanea. Mi sono rivolto a Dio, forse in modo particolare allo Spirito, assai scandalizzato: “Ma come hai potuto dare un carisma così forte a questa giovane donna, prima del Concilio Vaticano II? Non ti sei reso conto che questo voleva dire metterla nelle peggiori delle condizioni, perché non poteva culturalmente essere capita?”. Era un po’ un grido del cuore, perché mi ero reso conto che c’erano state tante difficoltà, che Chiara spesso aveva portato, anzi sopportato, da sola o quasi.
Con il tempo ho capito sempre meglio che lei era particolarmente preparata a resistere alla tempesta, grazie alla sua personalità e alla spiritualità che sorgeva nel suo cuore. D’altra parte c’erano anche molte voci autorevoli che invece intravvedevano la nascita, attraverso di lei, di qualcosa d’importante, anche aldilà di Trento e dell’Italia.
Insomma, il buon Dio aveva preparato il Concilio, non solo lavorando su vescovi e teologi, ma anche formandosi, alla base della Chiesa, gente che avrebbe accolto quella novità e ha trovato Chiara (e non solo lei ovviamente). In un certo senso lei ha anticipato tante istanze del Concilio. In sintesi direi che, sebbene Trento e l’Italia di quegli anni siano stati la culla dei Focolari, non hanno influito molto sul carisma di Chiara, come una culla non ha molta influenza sul bambino che contiene. Il carisma dell’unità ha avuto una risonanza sorprendente un po’ dappertutto nel mondo degli anni cinquanta e soprattutto sessanta. Prima del 1969 aveva messo radici anche nell’ultimo continente che raggiunse, l’Australia.
Ora sono passati cento anni dalla nascita di Chiara. Sembrano tanti, ma in realtà potremmo dire che sono passati solo cento anni. Io penso che abbiamo appena iniziato a vedere qualcosa dell’impatto del carisma. Credo che la realizzazione del ‘programma’ dell’unità, del mondo unito, degli arcipelaghi di fraternità, stia soprattutto davanti a noi. Durante la vita di Chiara, il Movimento le è andato dietro con grande fiducia e lei ha potuto così gettare almeno i molteplici semi che questo carisma conteneva, ma era difficile seguire tutto con la stessa intensità, perché lei continuava a fondare… Mi viene in mente la formula di papa Francesco: Chiara ha iniziato un processo, non ha voluto occupare degli spazi, ma iniziare un processo. Adesso, nel tempo, si tratta di riprendere tutto e sviluppare cose che spesso lei ha appena abbozzato. Oggi per esempio si sente forte l’apporto che il carisma può dare alla cultura, siamo in un mondo pieno di potenzialità ma che ha bisogno di luce, di idee forti che riempiono un vuoto di senso che si fa sentire molto.
Vedere oggi nuove generazioni di persone che non hanno conosciuto Chiara dal vivo, ma che la scoprono e ricevono da lei la spinta a darsi da fare nel nostro tempo, nella nostra società, mossi dallo stesso carisma, devo dire che mi fa una certa impressione.
Bennie Callebaut