Costruttori di una città “dove Dio si vede”

18 Set 2017 | Pionieri

È questo l’augurio che Chiara Lubich ha fatto a Rina Nembrini, con Zaccaria tra le prime famiglie che da Bergamo si sono trasferite a Loppiano alla fine degli anni ’60. Continua la storia dei pionieri della cittadella.

Racconta Rina: «Ci siamo sposati nel 1958, con il desiderio di avere dei figli e crescerli cristianamente, ed anche il sogno di costruirci presto una casa, visto che Zaccaria è muratore e carpentiere. Era il 1966. Zaccaria aveva un buon posto di lavoro al comune di Bergamo. Il nostro sogno, dopo molti sacrifici, era diventato realtà: vivevamo a Mozzo, in una bella casa che da poco avevamo costruito, ed avevamo già tre figli di 7, 6 e 2 anni.

Ho conosciuto Loppiano per puro caso. Suor Faustina, della nostra parrocchia, ci ha invitato ad una gita a Firenze. Ci sono andata con una mia sorella, mentre Zaccaria rimaneva a casa coi bambini. Sul pullman, non appena ho sentito le canzoni che si cantavano (erano i canti del Gen Rosso), sono stata presa da una profonda commozione. Ogni parola era vita, vita vera… Il pianto mi è durato tutto il giorno!

Avevo creduto di andare a visitare la città dell’arte ed invece la meta era Loppiano, per conoscere l’arte di amare. Ricordo un cartello con la scritta “via Popolo di Dio” e l’accoglienza di un gruppo di giovani che suonavano, cantavano e raccontavano le loro esperienze. È stata una folgorazione, una cosa incredibile, lì ho scoperto Dio Amore.

Avevo vissuto in una famiglia cristiana, ma quelle testimonianze erano per me una luce, grande e nuova, su tutta la mia vita. Dicevano di “vedere Gesù nell’altro“, in ogni prossimo. In quel momento mi è venuta in mente una persona del mio paese, che quando mi incontrava si girava dall’altra parte… Ho sentito forte che avrei dovuto cominciare proprio con lei ed ho chiesto a Maria di darmi la grazia di vivere così!

Con i miei genitori avevo avuto dei contrasti ed i rapporti non erano sereni. Ero convinta di subire un torto… Quel giorno ho capito che ero io a dover cambiare.

Zaccaria mi ha vista tornare a casa emozionata e mi chiedeva cosa fosse successo. “Devi conoscere anche tu quelle persone”, gli ripetevo. Ma lui non si mostrava molto entusiasta… Poi Tino e Agnese Piazza, che avevo conosciuto sul pullman, erano venuti ad abitare a Mozzo. Zaccaria li ha conosciuti ed è stato invitato a partecipare a Roma ad un incontro del Movimento dei Focolari.

La mia prima esperienza, con Zaccaria, è stata andare a chiedere scusa ai miei genitori e riappacificarsi! Avevamo imparato a perdonare, è stata una felicità grande». 

Famiglia Nembrini

Ricorda Zaccaria: «Quel raduno a Roma era stato decisivo per me, avevo incontrato persone meravigliose e ne ero rimasto conquistato. Davanti a me si apriva una nuova strada. La casa era stata al primo posto nel mio cuore, l’avevo desiderata tanto. Ma ora che era entrata nella nostra vita la luce di questo ideale, non si parlava di altro, tutto il resto era sparito.

In febbraio, sono stato di nuovo a Roma e siamo venuti per un giorno a Loppiano. Quello che avevo trovato a Roma l’ho visto vissuto, incarnato. Mi sono innamorato di Loppiano e dentro di me ho desiderato venire ad abitare qui. Mi sono informato se c’erano le famiglie! Non ce n’erano… allora, non poteva essere il posto per me. Ero sicuro che non ci sarei più tornato, tanto che quando Tino mi ha chiesto se volevo andare a lavorare con i suoi operai nell’impresa di costruzioni, gli ho risposto di no, per due volte. Ma un bel giorno, per la terza volta, mi è stata fatta ancora questa proposta.

Con Rina ne abbiamo parlato molto profondamente. La luce di Loppiano ci attirava. Stava nascendo una “città di Maria”, come Chiara Lubich, che incominciavamo a conoscere, aveva immaginato già negli anni 50. Era proprio vero che quello che avevamo trovato valeva più delle cose, della casa, più di tutto? Dovevamo essere sinceri fino in fondo. Era nei piani di Dio che in questa cittadella andassero a vivere anche delle famiglie! Io e Rina, questo invito lo abbiamo sentito come una chiamata dall’Alto, un disegno particolare sulla nostra famiglia. Per tre mesi abbiamo valutato i pro e i contro che la scelta comportava.

Vivevamo il Vangelo e la parola di vita di quei giorni ci ha fatto decidere: ‘Guardate i gigli del campo…Voi valete molto di più’. Tutti ci dicevano che eravamo matti a partire con tre figli… ma quella frase di Gesù ci ha tolto ogni paura. Lo facevamo per Dio e per la cittadella che stava nascendo. E poi noi ci tenevamo tanto a far crescere cristianamente i bambini! Ci sentivamo spinti dalla Madonna che ci chiedeva di darle una mano. Dire ‘sì’ significava fare la valigia e partire…! Lo abbiamo detto quel ‘sì’. Ha vinto lei».

Rina con Chiara

«Zaccaria è arrivato a Loppiano il 15 marzo del 1967, per cominciare il lavoro. A luglio, nelle vacanze di scuola, l’ho raggiunto anch’io portando i nostri tre bambini: Marinetta, Nicoletta e Gabriele. Siamo venuti in un pulmino con Tino e Agnese Piazza e i loro sei figli» racconta ancora Rina.

«Eravamo un po’ accampati, ma tutti i ragazzi erano felici. Arrivavano ormai i giorni della partenza e tutti insieme ci hanno detto che erano stati da Gesù a chiedergli: “Di’ ai nostri genitori che noi vogliamo stare a Loppiano!”. Era per noi la conferma al nostro sì!

È cominciata l’avventura! Per cinque mesi abbiamo coabitato noi e la famiglia Piazza. Erano tutte case vecchie e malmesse: poca luce, poca acqua – bisognava pomparla in cortile – senza bagno. Bisognava lavare tutto a mano.

A ottobre del 1968, è nata Aurelia (si chiama così in ricordo di un focolarino ventiduenne, che era appena andato in cielo per un incidente) e dopo ci siamo trasferiti alla Torricella [NDR: come la famiglia Piazza e la famiglia di Luigi, il fratello di Agnese]. Eravamo ancora senza riscaldamento, solo con piccole stufe, e faceva tanto freddo. Insomma i disagi continuavano, era una vita da pionieri. Grazie a Dio, mai nessuno della nostra famiglia è andato in crisi.

Ogni tanto Chiara, quando veniva, ci incontrava tutti al College. I suoi saluti e le sue parole ci sostenevano. È stato molto forte per me quando ci ha parlato di Gesù abbandonato. Anni dopo ho sentito di ringraziarla, donandole quanto avevo in cuore. Le ho scritto di suggerirmi una parola di vita per poter vivere meglio le difficoltà che avevo. Con grande gioia mi ha risposto con una frase di S. Paolo: ‘Continuiamo ad avanzare sulla stessa linea’ (Fil 3, 16). E assicurandomi di chiedere a Maria di portarmi “sempre più avanti nell’Amore, perché Loppiano sia sempre di più, anche per il tuo contributo, quella Città dove Dio si vede“. È per me questo il dono che mi accompagna tutta la vita.

Aver fatto la scelta di Loppiano ha aiutato me e Zaccaria nel rapporto con Dio, ci ha dilatato l’anima sull’umanità intera e possiamo dire di aver ricevuto “il centuplo” promesso da Gesù».

 

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